Quanti, da bambini, facevano roteare un mappamondo tra le ginocchia, sognando d’intraprendere una nuova avventura e di esplorare luoghi sconosciuti alla ricerca di tesori nascosti, come i personaggi dei nostri cartoni preferiti? E se ci fosse un fondo di verità nelle leggende? Una di queste riguarda il Tesoro di Falaride, nella città di Agrigento.
Dal 570 a.C., per circa trent’anni Falaride fu il tiranno di Akragas (odierna Agrigento), città che rappresentava una grande potenza economica e militare nel Mediterraneo. Costui era conosciuto ovunque per la sua perfidia. La legenda narra che questo re scellerato fosse molto ricco e che, prima di morire, andò a nascondere le sue ricchezze in una grotta degli Ipogei.
Gli Ipogei sono cunicoli sotterranei scavati nella roccia di calcarenite, che servivano per alimentare i bisogni idrici della città. Nascosti sotto il suolo della città, sono abitati solo da quei simpatici e malinconici uccelli che amano le tenebre e il mistero; oggi possiamo camminarvi sopra, senza immaginare la loro presenza, il loro significato, la loro storia ed il mistero che vi si cela.
Se però un anziano contadino trae dalla propria memoria un aneddoto, una tradizione che li riguarda, la nostra curiosità si sveglia e cede alle fantasticherie e alle credenze più contraddittorie e disparate. Spesso si narra di cercatori, scesi nelle viscere della terra alla ricerca di tesori e mai più tornati. Anche molti tra coloro che sono partiti alla ricerca del Tesoro di Re Falaride non hanno più visto la luce delle stelle. Da qui la credenza che gli Ipogei siano incantati.
A dar merito a tale credenza, contribuiscono la tecnica costruttiva e la predisposizione del terreno là dove il vento si infuria, per via dei tanti corridoi che vi si snodano. Si dice che per trovare questo tesoro occorra che tre persone con lo stesso nome si incontrino senza essersi cercate; e che – appena riunite – entrino nella grotta a mezzanotte in punto.
Si racconta appunto di tre uomini con lo stesso nome che, una volta, entrarono nella grotta proprio a mezzanotte. Una volta entrati, essi udirono un vento furioso ma, caparbiamente, andarono avanti per quei corridoi e quelle grotte.
Arrivarono di fronte a uno stanzone illuminato a giorno, che emanava un tale splendore da non poter essere sostenuto con lo sguardo: la stanza era piena di monete d’oro e d’argento e tante altre cose belle, tutte a tre a tre: tre carrozze (una d’oro, una d’argento e una d’avorio), tre tavoli, tre casse.
E poi armi, scudi, corazze… Tutto d’oro massiccio e ricoperto di pietre preziose. I tre uomini si gettarono sulle monete e cercarono di raccoglierne il più possibile ma, appena si voltarono per andarsene, non trovarono più l’uscita.
In questi sotterranei inesplorati e melmosi, non tutte le avventure degli amanti del mistero e dei cercatori di denaro hanno avuto un lieto fine. Pensate che ci sia un fondo di verità? A voi la possibilità di scoprirlo. A me non resta che augurarvi buona fortuna!
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