In Italia non esitono solo razze equine famose, come il maremmano, l’avelignese o l’anglo-arabo. Le razze, più o meno note, sono infatti numerose e io, oggi, vorrei citarne una in via di estinzione: la tolfetana.
Il cavallo deve il suo nome ai Monti della Tolfa, all’estremo nord della provincia di Roma. Le origini sono antiche ma, putroppo, poco documentate. Quel che si sa è che la razza si è sviluppata in un ambiente ostile e povero di risorse, un territorio bello paesaggisticamente ma difficile, in quanto pietroso, con pochi pascoli e ricoperto da boschi.
Il cavallo veniva principalmente utilizzato per lavorare nei campi, specialmente dai butteri, i quali accudivano il bestiame (animali da soma e da tiro leggero). Le difficili condizioni ambientali e gli usi locali hanno permesso la conservazione del patrimonio genetico, creando una razza robusta, dal mantello nero o comunque scuro. Ma i Tolfetani erano anche particolarmente apprezzati per le loro carni.
Con la meccanizzazione dei processi produttivi, il Tolfetano è stato messo da parte, rischiando l’estinzione. Gli esemplari si ridussero notevolmente (oggi se ne contano 800), riuscendo comunque a sopravvivere, selvaggi, nelle terre di origine.
Oggi vengono utilizzati anche come cavallo da sella per il turismo equestre, oltre che per avoro.
Esistono alcuni allevamenti di cavallo Tolfetano. Per citarne qualcuno: l’allevamento La Pepa di Castelnuovo di Porto e l’allevamento Santoni di Tolfa, entrambi in provincia di Roma.
L’Associazione Cavallo Tolfetano, con soci in tutt’Italia – concentrati principalmente nell’Alto Lazio, dove la razza ha avuto origine – è stata riconosciuta dalla CEE nel 1992. Scopo dell’associazione – creata nel 1994 – è la valorizzazione di questo cavallo attraverso la promozione del tipo di allevamento e addestramento, con particolare riferimento alla diffusione delle tradizioni ad esso legate.
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– B&B La Peonia, Vitorchiano (VB)