L’arrivo a Caramanico Terme equivale ad entrare nel cuore del Parco Nazionale della Majella e percepirne l’essenza variopinta della cultura montana abruzzese.
Il paese si lascia scorgere e poi si nasconde – tra una curva e un’altra – mentre percorro la strada che vi conduce. All’arrivo il tempo non è dei migliori; non piove, ma il cielo è completamente coperto da nuvoloni, che per fortuna ci lasceranno presto.
Alle porte del paese c’è l’imponente ponte che sovrasta il fiume Orfento, dal quale ci si può affacciare e iniziare a vedere i colori e gli scorci che la natura disegna in questa zona.
La presenza di numerosi alberghi e pensioni fa capire la propensione turistica del paese, soprattutto incentrata attorno alle note e omonime terme curative, ma anche – più recentemente – ad un turismo montano che ha spostato la sua attenzione verso le zone selvagge della montagna dedicata alla Dea Maja.
Infatti da Caramanico e Decontra (una vicina frazione) partono una serie di sentieri escursionistici che attraversano una delle valli più spettacolari e piene di vita del Parco Nazionale: la valle dell’Orfento. Da qui possiamo raggiungere le cime più alte del complesso montano, come Monte Amaro o Monte Pescofalcone, gli eremi di San Bartolomeo in Legio o di San Giovanni all’Orfento o semplicemente percorrere le sponde del fiume che dà vita a diverse specie faunistiche, tra cui anche la lontra.
Salendo al centro del paese e passeggiando sul corso chiuso al traffico si trovano piccole botteghe di prodotti tipici, alimentari e negozi di vestiti che messi insieme rendono Caramanico autonoma, quando le forti nevicate la isolano dai grandi centri, e accogliente per la sensazione che ci pervade immediatamente di conoscere già tutti, di poterci accomodare ai tavolini del caffè certi di “trovare da chiacchierare”, di essere a casa. Il centro ha la conformazione tipica dei piccoli paesi di questo angolo della terra, con vicoletti stretti percorribili solo a piedi e con le case costruite talmente vicine che sembra si tengano strette per mantenersi calde.
Continuando a salire intravedo – un po’ distante dalla passeggiata principale – una splendida chiesa che mi sembra recentemente restaurata; scopro essere dedicata a Santa Maria Maggiore.
La sontuosa facciata del 1476 da il benvenuto alla visita di interni ricchi di affreschi e di arazzi.
Decido di salire fino in cima al paese per visitare, ben segnalati con cartellonistica in legno, gli ormai pochi segni della presenza di un castello che un tempo era posto a difesa dell’insediamento longobardo di Harrimanicum e da qui possiamo sovrastare l’abitato e ammirare le magnifiche cime del Monte Morrone.
In questa breve uscita non voglio dimenticare di far visita al Museo Barrasso che racconta questi posti attraverso gli occhi della gente del posto, che negli anni ha saputo trarvi vita e sostentamento, la vegetazione di rara varietà e le specie animali protette. Questa passeggiata è veramente troppo breve per raccontare questo centro montano, perché quello che lascio a Caramanico Terme è difficile da spiegare: una piacevole sensazione e smania di voler tornare il prima possibile.
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