Sali e scendi. Il silenzio circonda la valle e il suono del ruscello che costeggia il sentiero accompagna i viaggiatori lungo tutto il percorso.
Lo spettacolo inizia prima della partenza: siamo in Costiera Amalfitana e già questa è una garanzia. Il punto di partenza è Scala di Ravello. Il borgo, che conta poco più di 1.500 abitanti, è il più antico della costiera. All’apice del suo splendore economico, Scala vantava ben 130 chiese, oltre a palazzi nobiliari ed edifici civili, specchio del fervore culturale che animava questo paese. Dalle sue terrazze, come su un palcoscenico, puoi ammirare Ravello, stesa su un costone di roccia che termina a strapiombo sull’Infinito.
Villa Rufolo e Villa Cimbrone le riconosci subito; in lontananza si scorgono il duomo e le altre chiese antiche. Lasciando il belvedere, ti infili lungo la strada che attraversa Scala e lì ti accorgi del perchè in tanti amano queste zone: il silenzio, i colori della natura, il mare e le montagne che ti circondano, le case antiche, perfettamente restaurate: la Costiera Amalfitana è un quadro perfetto.
Imbocchi la strada per Pontone e dopo poco più di 15 minuti di camminata arrivi alla frazione di Minuta, arrampicata sulla roccia, e ciò che ti lascia a bocca aperta è lo spettacolo dei resti della Basilica di Sant’Eustachio, con la magnifica abside decorata esternamente e le pareti rimaste intatte, che riportano alla magnificenza di un edificio costruito 1.000 anni fa.
Arrivato a Pontone, imbocchi il sentiero: Valle delle Ferriere, numero CAI 325. Il percorso vi lascerà senza parole, con il suo primo tratto che attraversa le terrazze ricche di limoneti che sporgono su Amalfi, per poi immergersi nel bosco. Il nome deriva dalle antiche officine che lavoravano il ferro, ma lungo il torrente si trovano anche numerosi mulini erano usati per la produzione della carta di Amalfi.
I vecchi ruderi sono ancora lì, divorati dalla vegetazione, in uno scenario che richiama luoghi esotici. Enormi archi in pietra fanno da cornice alle cascate che, saltando, scendono fino al mare.
Arrivi all’antico, enorme mulino, ancora intatto, e se ti tocca soffocare la voglia di entrare e scoprire come una volta era all’interno, una sbirciatina dalle finestre aperte rivela antichi macchinari abbandonati per sempre.
La valle oggi è una riserva naturale integrale, istituita per proteggere specie endemiche come la Felce millenaria Woodwardia radicans e la Salamandrina Terdigitata. Luogo magico dove si è stabilito un microclima speciale, che ospita una vegetazione costituita da popolamenti misti di Ontano e Carpino.
Continuando il sentiero, si arriva ad avvistare le ultime case che lo costeggiano e che riportano a una modernità che qui non significa molto: pomodori che asciugano al sole, un asino che dorme dietro un cancello, limoni che macerano e di fronte, di nuovo, Amalfi la bella, con il suo duomo, le sue spiagge, i suoi dolci.
Sedersi a uno dei tavolini della piazzetta, assaggiando una delizia al limone, è il modo ideale per concludere una faticosa giornata di trekking.
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