“Il governo polacco ha fatto del suo meglio per trasformare questo negoziato in una vetrina per l’industria del carbone”: con queste parole Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, spiega l’abbandono da parte delle maggiori ONG ambientaliste, avvenuto ieri, dei negoziati sul clima COP 19, conferenza che si tiene a Varsavia in questi giorni.
Non era mai successo: per la prima volta le associazioni abbandonano una conferenza ONU, denunciando una situazione dei lavori drammatica e promettendo mobilitazioni. Il motivo è l’inconsistenza del vertice rispetto alle questioni ambientali: un incontro incentrato sulle prospettive di crescita di shale gas e carbone, in barba ad annunci e promesse fatte in sede internazionale.
La Conferenza delle parti dell’Unfccc, United Nations framework convention on climate change, Convenzione quadro dell’Onu che si occupa dei cambiamenti climatici, dovrebbe discutere di misure per ridurre l’inquinamento e il surriscaldamento globale, coinvolgendo i Paesi ancora restii ad impegnarsi in tal senso: secondo sindacati e associazioni come WWF, Greenpeace, Friends of the Earth, Oxfam, all’interno dei palazzi a Varsavia succede tutt’altro.
“Assieme al cedimento di Giappone, Australia e Canada, e all’assenza di leadership dagli altri Paesi- ha spiegato Naidoo- i governi convenuti a questa Conferenza hanno preso a schiaffi coloro che stanno soffrendo per le pericolose conseguenze del cambiamento climatico. In particolare, l’Unione Europea è ostaggio del governo della Polonia e dei suoi amici dell’industria del carbone: da questa morsa l’Europa deve svincolarsi, per tornare a guidare l’agenda sul clima se, a Parigi nel 2015, vogliamo che si dare vita a un accordo significativo”
Le delegazioni delle associazioni, provenienti da tutti i Paesi partecipanti, hanno abbandonato i tavoli giudicati “inconcludenti”: fra loro anche le sezioni italiane delle ONG, che hanno annunciato di aver fissato un incontro con il ministro Orlando per una nuova roadmap italiana.
“La Conferenza sul clima è a un livello bassissimo – ha dichiarato da Varsavia Mariagrazia Midulla, resposabile clima ed energia del WWF Italia- e assolutamente non al passo con quanto richiesto dalla comunità scientifica”.
Un vertice improntato sulla propaganda polacca al carbone, portata avanti dal ministro dell’Ambiente che, addirittura, ha perso la carica pochi giorni prima del vertice e, di fatto, non ha più neanche l’autorità ufficiale per prendere decisioni o proporre alcunché.
“Durante la Conferenza di Varsavia è stato messo al centro gli interessi delle industrie energetiche sporche, invece che gli interessi dei cittadini, grazie a un ‘Coal & Climate Summit’ che si è tenuto in concomitanza, con sponsorizzazioni da parte di grandi inquinatori affisse ovunque e una presidenza della Polonia, che si basa sul carbone e sull’industria del fracking”.
Secondo le associazioni, oltre a trasformare la conferenza in un evento di marketing per il carbone e per lo shale gas, i negoziati portati avanti sugli obiettivi di tutela dell’ambiente non hanno portato a molto: nessun finanziamento se non quelli già annunciati, nessuna decisione o piano operativo, nessun tentativo di coinvolgere i Paesi più inquinati come la Cina.
Le Ong hanno così concluso la lettera ufficiale presentata ieri, per spiegare le ragioni della protesta:
“I governi dei paesi ricchi sono venuti senza nulla da offrire: di questo passo i prossimi due giorni di trattative non porteranno ad azioni per il clima di cui il mondo ha tanto bisogno. Pertanto le organizzazioni e i movimenti hanno deciso che il miglior uso del proprio tempo è di ritirarsi volontariamente dai colloqui sul clima di Varsavia. Ci concentreremo su come mobilitare la gente per spingere i governi ad assumere la leadership per una seria azione per il clima”.
Le associazioni che hanno abbandonato i tavoli e firmato la lettera ufficiale sono: Aksyon Klima Pilipinas ActionAid, Bolivian Platform on Climate Change, Construyendo Puentes, Friends of the Earth Europe, Greenpeace, Ibon International, International Trade Union Confederation, Ldc Watch, Oxfam International, Pan African Climate Justice Alliance, Peoples’ Movement on Climate Change Philippines e WWF.
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