Foreste abbandonate e aziende agricole che scompaiono: è l’impietosa fotografia di una crisi che rischia di lasciare molti territori privi di sorveglianza, tutela e valorizzazione. A lanciare l’allarme è Coldiretti, che ha analizzato la situazione nell’Appennino bolognese: in trent’anni, le aziende agricole che si prendono cura del bosco sono più che dimezzate.
Nel bolognese, dal 1982 al 2010, le aziende che si occupano dei boschi dell’Appennino sono passate da 7.750 a 3.450: Coldiretti Bologna spiega come ci sia stata, parallelamente, anche un calo anche dei boschi di proprietà delle aziende agricole, passati da 40 mila a 28 mila ettari. La chiusura delle aziende, rischia di lasciare molti territori senza nessun servizio non solo di tutela, custodia e protezione, ma anche senza nessuna valorizzazione.
Per questo motivo è nato il consorzio ForestAmica: un’associazione di imprenditori che creino dei sistemi di gestione sostenibile delle foreste, collaborando per lo sviluppo delle risorse forestali e la tutela della biodiversità. Lo scopo ultimo è ripopolare quei territori, costruendo un modello di sviluppo che salvaguardi i territori attraverso una “gestione responsabile” delle risorse offerte dell’Appennino.
Le funzioni di manutenzione e gestione del territorio saranno svolte dal consorzio: il punto di partenza è un uso efficiente ma sostenibile della biomassa legnosa. Attraverso questa prospettiva si possono costruire servizi di tutela attiva dei boschi contro incendi e frane, un servizio di sostegno alla produzione locale e alle comunità rurali che animano l’Appennino e che, gradualmente, stanno scomparendo insieme alle attività lavorative.
E proprio gli incendi sono uno dei problemi che ogni anno rendono sempre meno “attraenti” i territori forestali: nel 2012, a causa degli incendi, 300 mila ettari di boschi sono stati abbandonati sul territorio italiano.
“L’Italia – spiega la Coldiretti – è diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere nonostante la presenza sul territorio nazionale di 10 milioni e 400 mila ettari di superficie forestale, in aumento del 20% negli ultimi 20 anni. Con una più corretta gestione delle foreste può essere prelevata, quasi senza alterarne la sostenibilita, una quantita di 23,7 milioni di tonnellate all’anno di combustibile, cosa che ridurrebbe i consumi attuali di petrolio di ulteriori 5,4 milioni di tonnellate”.
La produzione di biomassa legnosa è un argomento al centro di prospettive diverse e contrastanti: un uso massiccio e indiscriminato di questa risorsa può contribuire alla perdita di un patrimonio inestimabile. Ma uno sfruttamento critico, cioè consapevole dei limiti e delle tecniche meno invasive da attuare, sia nella produzione che nel taglio, potrebbe anche contribuire al raggiungimento degli obiettivi verdi di cui l’Italia si è fatta carico per il 2020.
La tutela dell’uomo sulle foreste è indispensabile, non solo per la salvaguardia della biodiversità della flora, ma anche per la protezione della fauna. E’ il fuoco, infatti, la causa della strage di 14 milioni di animali tra mammiferi, uccelli e rettili che popolavano i boschi italiani nel solo 2012. Ogni ettaro di macchia mediterranea, infatti, è popolato in media da 400 animali: nelle zone colpite dagli incendi per anni sarà impedito, oltre alla ripresa delle attività umane, anche il ritorno degli animali sopravvissuti.
I boschi ricoprono un ruolo fondamentale come assorbitori di anidride carbonica, principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione del clima e nell`adattamento ai cambiamenti in corso.
“Di fronte ad un fenomeno ormai strutturale bisogna lavorare sulla prevenzione e – sostiene la Coldiretti – creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli”
ForestAmica avrà dunque un ruolo centrale nelle zone dell’Appennino bolognese: ma il resto dell’Italia rimane senza copertura. Un’imprenditoria che guardi alla tutela della biodiversità sembra la strada più percorribile per non perdere le risorse che il nostro territorio offre: ma dovrebbero essere le istituzioni, in primis, a sviluppare la cultura della biodiversità, della tutela boschiva e della salvaguardia animale.
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