So bene di essere campione di refusi e formule letterarie “irrituali” ma il titolo su “Tutt0ggi.info” ai colori di un errore di battitura aggiunge il sapore di un lapsus freudiano trasformando il ciclismo (supponiamo) paralimpico in “ciclismo paralitico”.
E dico “supponiamo” perchè in fondo “paralitico” potrebbe anche starci, dal vocabolario Treccani “colpito da paralisi”, certo non è l’intero mondo delle persone con disabilità e nemmeno quello delle Paraolimpiadi ma, tecnicamente, di una parte certamente si.
Complice di Freud certamente il combinato disposto tra il sostantivo “paralimpici” e la frenetica attività dei correttori automatici. E se il prefisso “para”, sempre dalla Treccani, rispetto alle Olimpiadi sta per per “accanto, affini, somiglianti…”, e questo non è poi tanto carino, in quanto ai mitici “correttori automatici” gli ignari si limitano, in verità, a ripetere le parole che abbiamo loro insegnato.
Comunque sia l’argento paralimpico, correttamente indicato nello scorrere dell’articolo di Sara Cipriani, è per Jenny Narcisi, calabrese di nascita e umbra di adozione, che per analogia di “genere” ci porta ad Alfonsa Rosa Maria, “Alfonsina” Morini, prima e unica donna a correre il Giro d’Italia, era il 1924.
E il Giro, che con due ruote in linea riesce a rendere accessibili le situazioni più difficili, tra tutte ci porta alla più improbabile e antesignana delle sfide, 1978, arrivo di tappa in piazza S Marco a Venezia.
Era anche l’anno di esordio tra i professionisti di Giuseppe Saronni, ma questa è un’altra storia.
Venezia in tema di accessibilità vanta primati contraddittori. Da un lato l’enormità di un ponte firmato Calatrava, celebrato persino nel viaggio del suo concio centrale e alla fine…inaccessibile!
Dall’altro il riscatto di rendere accessibile il simbolo stesso della città, le sue gondole. E per queste news, fedeli al “non proprio”, il racconto l’abbiamo in cartella dal dicembre 2015, Venezia la facciamo raccontare agli amici, amici per le città accessibili, Antonietta e Loreno.
“Siamo Antonietta e Loreno, una coppia di Montefalco (Pg) che ama molto viaggiare, ma facendolo entrambi su una carrozzina spesso dobbiamo affrontare delle vere radici quadrate! Questo però non ci frena e a fine novembre 2015 abbiamo organizzato quattro giorni a Venezia. Ci siamo rivolti a due amici della zona, Emilia e Giampaolo della cooperativa sociale Easy, conosciuti a Genova ad un corso di formazione sull’abbattimento delle barriere architettoniche, con l’associazione Handysuperabile e la cooperativa genovese La Cruna. I nostri amici ci hanno fornito informazioni e soprattutto un eccellente servizio gratuito per il trasporto disabili residenti e turisti, espletato da un battello munito di pedana elevatrice per carrozzine, con personale molto gentile e professionale.
Inoltre anche il Comune di Venezia, attraverso il sito “città per tutti“, ci ha inviato informazioni, percorsi accessibili e numeri telefonici utili per vari servizi. Una prima difficoltà l’abbiamo incontrata a Piazzale Roma dove ci sono circa una decina di posti per disabili, ma sono occupati ad oltranza (abbiamo trovato le stesse auto anche dopo quattro giorni!). Altrimenti ci sono 12 posti davanti al Comune gratuiti per le prime 12 ore e poi a prezzo agevolato.
Tutto ciò non ha spento il nostro entusiasmo e con il battello della cooperativa siamo giunti esattamente di fronte al nostro Hotel Sant’Antonin in zona Castello piuttosto vicino a Piazza S. Marco.
L’hotel è stata una piacevolissima sorpresa, ristrutturato in un palazzo d’epoca è molto bello e con le strutture per disabili addirittura di designer! Inoltre con un personale molto disponibile e accogliente. La cosa divertente al check-in, Andrea ci dice: Ma come farete con tutti questi ponti?, e noi sorridendo: Per noi sarà una sfida!
I
n realtà già sapevamo che in tutti i ponti dalle Fondamenta Giardini a S. Marco e nella penisola delle Zattere, in seguito alla Venicemarathon sono state messe delle passerelle piuttosto facili, specie per noi che usiamo un ruotino elettrico che si applica alle nostre carrozzine. Forse la meno comoda è quella a S. Marco che deturpa meno il ponte, ma senza aiuto non è percorribile.
Queste passerelle vengono mantenute sino al mese di marzo (ma stanno allungando sempre più i tempi!). Le nostre intenzioni erano di girare la città senza mete particolari poiché anche perdersi per calli e sbucare nei campi a Venezia è sempre una piacevole sorpresa. Non abbiamo comunque rinunciato alla basilica di S. Marco, accessibile dall’ingresso sinistro con pedana mobile, all’interno ci si muove bene, alcune parti non sono accessibili tipo la pala d’oro ed il tesoro, ma la chiesa è così ricca di opere che si esce comunque soddisfatti. Altro tour classico Palazzo Ducale, completamente accessibile e confortevole, ti lascia senza fiato per la sua sontuosità e presenza di opere pittoriche grandiose dei più grandi artisti veneziani. Il giro per la Piazza è possibile per tutto il loggiato e le strade intorno ricche di lussuosi negozi e caratteristici posteggi per gondole.
Abbiamo girato molto e comodamente nella zona Castello. Appena a destra del nostro hotel abbiamo visitato la Scuola degli Schiavoni, con l’aiuto del custode ed altri del quartiere che ci hanno fatto superare due scalini. All’interno ci sono splendidi affreschi del Carpaccio e la possibilità, sia con un pc che con il custode informatissimo, di avere molte informazioni e continuare un viaggio virtuale dove non si poteva arrivare.
È seguita una lunga passeggiata in zona Arsenale, via Garibaldi sino alla chiesa di S. Pietro tutta percorribile agevolmente, e allietata da una piacevolissima guida, Pietro, incontrato casualmente che ci ha accompagnato e arricchiti di notizie, curiosità, scorci e bellezze di una città non sua, ma che ama e vive intensamente non appena gli è possibile. Ancora grazie!
Una mattina abbiamo raggiunto le Zattere con il traghetto n.2 accessibile per due carrozzine. Qui ci siamo immersi in un piacevole quartiere di studenti. Abbiamo visitato la chiesa del Carmine, un ricco barocco veneziano, poi ci siamo diretti a Campo S. Margherita con il mercato del pesce e frutta.
Sosta in uno dei numerosi bar per cicchetto ed ombretta, il locale all’angolo in fondo a destra ha anche un bagno accessibile. Abbiamo ripreso le Fondamenta per una piacevole passeggiata al sole sino alla Dogana, incontrando l’Università Ca’ Foscari e il Magazzino del Sale.
Tornando indietro siamo arrivati alla Madonna della Salute, accessibile, ma purtroppo chiusa. Proprio di fronte però abbiamo visitato il Centro d’arte Contemporanea con un’interessante esposizione e la possibilità di entrare in uno splendido edificio con finestroni aperti su Venezia per visioni magnifiche della città.
Non sazi, all’uscita abbiamo preso il traghetto n.1 per la stazione con giro panoramico sul Canal Grande. Dalla stazione abbiamo proseguito dritti sino al ponte le Guglie direzione il Ghetto. Anche questo ponte ha un percorso per carrozzine, ma specie per la salita c’è bisogno di aiuto. Scendendo a metà rampa bisogna girare a sinistra, seguire il canale e poi sulla destra si incontra un sottoportego (strade che passano sotto le abitazioni) di legno con scritte ebraiche che introducono al Ghetto vecio.
Qui l’ambiente è caratteristico e interessante, c’è la possibilità di visitare la sinagoga, ma bisogna prenotare, il Ghetto novo non è accessibile da nessun ponte. Qui una gentilissima gondoliera chiedendoci se poteva aiutarci ci ha proposto di fare un giro con la gondola, ma purtroppo non eravamo organizzati (a volte usiamo le stampelle) e anche stanchi, l’abbiamo ringraziata e ripromesso che ciò valeva un ritorno a Venezia! Dal canale abbiamo preso il battello 5.1 fino a S. Zaccaria, lo consigliamo in periodi più caldi in quanto le carrozzine restano sul ponte, comunque siamo sopravvissuti e il percorso è sempre interessante. Un’ultima informazione rispetto ai ristoranti.
Usufruendo di una buona colazione in hotel, abbiamo mangiato fuori solo per la cena e sempre in zona Castello dove ci sono diversi ristoranti per lo più a prezzi non esorbitanti. Ne abbiamo graditi un paio: “I due gobbi” dove abbiamo mangiato con Emilia e Giampaolo e “Fantasia”, in entrambi abbiamo trovato buona accoglienza e ottimo cibo.
“Fantasia” è stato una sorpresa in quanto abbiamo scoperto che il gruppo di giovani lavora con un progetto d’integrazione – formazione lavorativa per disabili e soggetti svantaggiati, con risultati veramente ottimi e professionali.
Dobbiamo dire di aver vissuto il quartiere e goduto dell’incontro con gli abitanti anche fino all’ultima sera quando uscendo dal ristorante ci siamo imbattuti con il parroco della zona don Giovanni, che ci ha accompagnati all’hotel raccontandoci di ogni angolo e personaggio storico e attuale del posto, sino a rimanere con noi nel cortile dell’albergo a “ciangottare” (così ha detto) prima della buonanotte.
L’indomani siamo partiti lasciando una città che ci ha profondamente colpiti e come ci ha detto una signora sul traghetto Venezia è un bene immenso e universale, tutti hanno il diritto di vederla…noi l’abbiamo fatto!”
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