Un’Italia intasata da automobili inquinanti: a guardare i dati dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp, l’Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici, non c’è di che stupirsi. Nel nostro Paese non solo non diminuisce il numero in valore assoluto di vetture, ma c’è scarso interesse verso le auto ecologiche: meno di una vettura su dieci, infatti, è a metano, Gpl, ibrida o elettrica.
Le cattive abitudini. Malgrado le recenti restrizioni ambientali, i prezzi in crescita e gli investimenti che le migliori case automobilistiche internazionali hanno fatto sui modelli alternativi, i dati del rapporto di Airp e Aci mostrano che gli italiani continuano a preferire i modelli classici.
Su oltre 37 milioni di vetture, infatti, appena 2.630.129 rientrano nella categoria “eco friendly”, il 7,1%. Inoltre, pochissimi passi avanti sono stati compiuti negli ultimi anni: nel 2009 le vetture ecologiche erano il 4,57%.
Sui 37 milioni di vetture in questione, quasi 34 milioni e mezzo, il 92,9%, sono alimentate da fonti fossili: per lo più benzina, 19,7 milioni di veicoli, ma anche a gasolio, 14,7 milioni. A seguire troviamo gli impianti GPL, sotto la soglia dei 2 milioni di veicoli, e quelli a metano, appena 719 mila. E se è scarsissimo il numero delle auto ibride, con 46.556 di vetture, lo è ancora di più quello delle auto elettriche, appena 1.968.
Il trasporto pubblico. Attenuante dell’accusa di “cattive abitudini” è però l’assenza di un offerta pubblica efficiente. Nonostante le politiche incentivanti messe in campo a vari livelli, il trasporto pubblico locale non rappresenta in molte città, la soluzione ad una mobilità alternativa.
Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, Ecosistema Urbano 2012, ogni giorno, si muovono sulle strade italiane 14 milioni di cittadini: il 70% di questi usa auto e moto per spostarsi, mentre il restante 30% che si muove con mezzi pubblici o bicicletta. Malgrado l’Istat registri un significativo aumento della domanda di trasporto pubblico locale, con un più 0,6% nel biennio 2009-2010, l’offerta continua a diminuire, facendo registrare un meno 0,2%.
Nord e Sud. Il rapporto Airp fotografa, inoltre, un’Italia divisa in due, con una maggiore diffusione di auto ecologiche in alcune regioni piuttosto che in altre. Ed è l’Emilia Romagna la Regione più sostenibile dal punto di vista della mobilità, con il 16,11% di vetture ecologiche nel parco circolante complessivo.
Secondo gradino del podio alle Marche, con il 14,78%, e il terzo al Veneto con una quota di auto eco firendly pari al 9,44%. Umbria, Abruzzo e Toscana le seguono con, rispettivamente, il 9,35%, il 7,62% e il 7,54%.
Nella parte bassa della classifica troviamo invece la Liguria, a cinque posizioni dalla fine, con il 3,61% delle auto ecologiche in circolazione. Segue, al quartultimo posto, la Sicilia, con il 3,41%, la Calabria con il 2,96% e la Sardegna, penultima, con il 2,7%. Ultimo posto della classifica va al Friuli Venezia Giulia, con appena il 2,56% delle auto ecologiche su tutto il parco macchine circolante.
Inquinamento. Un trasporto urbano soffocato dalle emissioni nocive, che fa il paio con il trasporto merci del nostro Paese, effettuato quasi totalmente su gomme. Ad ogni modo il livello di vetture nei capoluoghi italiani continua ad aumentare: l’analisi condotta da Ambiente Italia e Sole 24 Ore, stima circa 64 automobili ogni 100 abitanti.
Tutto ciò porta a livelli di inquinamento preoccupanti: sempre secondo lo studio di Ambiente Italia, la media delle polveri sottili di tutte le città italiane è arrivata a 32 microgrammi per metro cubo. I giorni in cui “sforiamo”, ovvero superiamo il limite fissato per l’ozono, aumentano: dieci in più rispetto al precedente rapporto. Tanto che, la gran parte dei grandi Comuni, è costretta a inventarsi ogni sorta di iniziativa: dalle targhe alterne alle domeniche a piedi, dalle limitazioni al traffico alle giornate ecologiche.
Ripartono il 1 ottobre, infatti, le misure previste dall’Accordo di Programma per la Qualità dell’Aria 2012-2015 firmato da Regione, Province e Comuni con oltre 50.000 abitanti, che permetteranno ai sindaci non solo di attuare queste iniziative, ma anche di mettere in campo misure emergenziali, nel caso in cui i livelli di smog fossero particolarmente pericolosi per la salute dei cittadini.
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