Nella Provincia di Cremona sono ormai centinaia di migliaia: scavano tunnel sotterranei lunghi decine di chilometri, provocando smottamenti e frane. Sono le nutrie, roditori che hanno ormai invaso l’area compresa fra l’Adda, l’Oglio e il Po: la Provincia di Cremona, per ovviare definitivamente al problema, ha deciso di stimolarne la caccia, regalando i proiettili ai volontari.
Ma chi ha portato lì le nutrie? Naturalmente l’uomo, dato che non è una popolazione autoctona. All’inizio del ‘900, infatti, i roditori, che scientificamente hanno il nome di Myocastor coypus, furono importati in Italia dall’america latina: la pelliccia di “castorino” iniziava a diffondersi fra le classi medio alte. Dagli anni ’80 in poi, quando ai castorini vengono preferiti animali “più pregiati” le nutrie furono abbandonate a se stesse, in una regione che rappresenta per loro l’habitat ideale.
Così, dopo anni di tentativi andati a vuoto, la Provincia di Cremona ha deciso di attuare una nuova e crudele strategia: la caccia. L’obiettivo è eliminarle nel giro di 5 anni: i proiettili per la caccia verranno comprati dalla Provincia e darli ai sindaci dei Comuni che ne faranno richiesta, che dovranno poi distribuirli fra i circa 900 cacciatori cremonesi che hanno regolare porto d’armi.
Gianluca Pinotti, Pdl, assessore provinciale all’Agricoltura, ha spiegato così i motivi dell’iniziativa:
“La Regione ci ha messo a disposizione 40 mila euro per contrastare il fenomeno e abbiamo deciso che quello fosse il metodo più opportuno per raggiungere il nostro obiettivo, l’eradicazione completa delle nutrie nell’arco di 5 anni. Ce lo chiedevano per primi i sindaci che assistono ai disastri combinati da questi animali senza avere mezzi per intervenire”
Naturalmente la notizia ha già scatenato polemiche fra le associazioni ambientaliste locali e nazionali, malgrado il si del WWF sul caso del Parco Urbano di Levante, a Cesenatico. A giugno, infatti, il Parco ha subito una “bonifica”, che ha visto cacciatori e volontari liberi di sparare alle nutrie: in quell’occasione l’Enpa ha vivamente protestato, mentre il WWF ha dato il suo assenso.
“E’ sconcertante -ha spiegato l’Enpa a giugno- che gli enti locali non capiscano quanto uccidere animali sia inutile, dispendioso, contrario alla scienza e alla volontà popolare. Forse il vero obiettivo non è quello di risolvere un presunto problema ma di ottenere consensi facili mostrando all’opinione pubblica un volto decisionista attraverso una soluzione che forse avrebbero applicato nella preistoria, quando un animale che minacciava la vita dell’uomo, veniva ucciso. Un passo falso che si vorrebbe compiere sulla pelle degli animali e contro la volontà popolare”
Ma la volontà popolare non sembra dare ragione all’Enpa: nel cremonese, infatti, le colonie di nutrie sono ormai vicine alle abitazioni e i cittadini sono stanchi di dover “combattere” con animali che riescono a danneggiare qualsiasi materiale.
C’è da chiedersi però se è lecito rispondere a una tale emergenza, creata dall’uomo e non dalla nutria, con un intervento drastico ma crudele allo stesso tempo e, probabilmente, non risolutivo. L’Enpa infatti ha precisato:
“L’esecuzione di massa rischia di creare le condizioni per un successivo aumento demografico, causato da una destrutturazione della popolazione di nutrie a favore delle classi d’età più giovani e delle femmine”
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