Le “rovine” di San Berillo a Catania svuotate per ampliare lo spazio e accogliere attività socio-culturali; il Teatro Bellini di Acireale che rinasce dalle sue “viscere”, rivisitando l’involucro della sala; la Ferrovia dismessa di Acireale riqualificata e arricchita di un percorso ciclabile; l’ex Campo di polo di Giarre, “il gigante grigio”, immaginato come un grande contenitore allegro e colorato per attività ricreative e sociali; l’Eremo del rifugio di Caltagirone riportato al suo primo significato, per permettere di godere di una condizione di solitudine, contemplazione e vicinanza; il recupero dell’architettura rupestre di Santa Maria La Vetere, a Militello Val di Catania.

Esposizione
Sono molto più di progetti su carta: questi lavori pensati per rigenerare cinque aree del territorio etneo sono prime pagine di un nuovo capitolo che vede protagonista Catania e suoi “ruderi”, riportati a nuova vita grazie all’energia di giovani architetti e all’esperienza di chi fa la professione da tempo. Si sono incontrati e hanno unito le forze in occasione della settimana di workshop “Aretè” che il18 ottobre ha segnato un’altra tappa: la “consegna” dei progetti ai sindaci dei Comuni interessati, da parte dei promotori dell’iniziativa, l’Ordine e la Fondazione degli Architetti di Catania, in collaborazione con Officina 21 e con la partecipazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali della città.
«Si tratta del terzo step di questo entusiasmante percorso – ha affermato il presidente dell’Ordine Giuseppe Scannella, in apertura della conferenza ospitata al Castello Ursino – con il coinvolgimento delle Amministrazioni, primi destinatari di questi lavori che sono reali contributi a un territorio che merita la giusta attenzione: per noi non è un fatto di mercato o di parcella ma di civiltà». Scannella ha anche annunciato la prossima sfida per il progetto Aretè: una call for paper, con l’obiettivo di un confronto e un cambio di esperienze con i professionisti italiani ed internazionali.

Catania: immagine da http://www.studioninarello.it/
L’ottimo risultato del workshop è dovuto anche al lavoro della Fondazione, rappresentata oggi dal presidente Paola Pennisi che ha sottolineato «l’impegno profuso per recuperare la riconoscibilità del territorio, che richiede un costante lavoro di qualità e sinergia con tutti gli enti coinvolti, in primis le Amministrazioni – ha affermato – Ne sono la prova i sassi di Matera, un tempo simbolo di degrado oggi scenario protagonista della capitale europea del 2019 ». La presentazione dei lavori è stata coordinata da Alessandro Amaro – vice presidente dell’Ordine e direttore della Fondazione.
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