Legare moda, stile ed eco sostenibilità: da anni Greenpeace si batte per imporre, alle grandi case italiane ed estere, nuovi standard produttivi sia sul piano ambientale che sul piano dei diritti umani. Ma a volte capita che un’azienda faccia un salto in avanti rispetto al suo settore, confermando che un altro modo di fare moda è possibile: è il caso di Cum Laude, il fashion brand Made in Sicilia, ideato dal 28enne agrigentino Ezio Lauricella.
Ecosostenibilità, ferma opposizione alla delocalizzazione, rispetto dei diritti dei lavoratori, rispetto dell’ambiente, tutto questo senza dimenticare la customer satisfaction e al marketing 3.0: un progetto ambizioso, ma che ha già conquistato l’estero. Il marchio di Lauricella, infatti, ha già fatto tappa in Giappone, a Tokyo e Yokohama, negli States, con San Francisco e la Silicon Valley, a Melbourne, Australia, a Curitiba in Brasile, nelle Filippine, a Creta, a Lisbona e, infine, a Roma.
Cum Laude. Il nome è immediata espressione dei principi di fondo del marchio: valorizzare l’eccellenza prodotta in Sicilia, per portare alla ribalta le esperienze positive di chi, con coraggio e forza di volontà, ogni giorno combatte con un contesto di malaffare e intimidazioni. Una terra da sempre crocevia di popoli, simbolo di scambio artistico, culturale e umano: ma, valorizzare il Made in Sicilia, significa soprattutto valorizzare principi come il rispetto delle risorse ambientali e della dignità dei lavoratori.
Il marchio Eco sostenibile. Cosa vuol dire essere eco sostenibili, nel settore dell’abbigliamento? Il primo passo è sicuramente l’uso dei tessuti giusti: materiali organici e bio compatibili, l’uso di coloranti naturali, il bando delle con tecniche chimiche o che possano inquinare, un processo produttivo improntato al risparmio di risorse. L’obiettivo finale è infatti la sensibilizzazione etica ed estetica di un pubblico ormai assuefatto alle regole della globalizzazione del fashion: mostrare che si possono ridurre i costi anche senza ridurre la qualità dei materiali e del lavoro.
Il Made in Sicilia. Il secondo obiettivo di Cum Laude è tutelare il lavoro e le tradizioni artistiche locali: nessuna delocalizzazione quindi, come ormai fanno quasi tutte le grandi case di moda. La tracciabilità del prodotto e la certezza degli standard qualitativi sono due caratteristiche assicurate, che proteggono sia dagli abusi ambientali sia da quelli lavorativi.
Il Giappone e i proto siculi. La produzione 100% Sicilia, però, non esclude uno sguardo oltre lo Stretto e i confini nazionali. La prima collezione di Cum Laude, affidata ad Alessia Vella, è stata già presentata in Giappone e sta attraversando mezzo mondo: le borse “limited edition” sono pezzi unici creati con pregiati materiali italiani e da artigiani italiani, nel rispetto delle tradizioni, e decorati con stoffe di kimono giapponesi in seta degli anni ’60.
Ma perché unire i siciliani e i giapponesi? La risposta viene dagli studi portati avanti, in tempi recenti, dai professori Hiromu Taguchi, Toshinori Yoshikawa e dalla loro assistente Tomoko Ozawa dell’Università di Nagasaki. Il loro libro Sicily: Ancestral Japan parla di un’ipotesi storiografica particolare, che vorrebbe i siciliani come antenati dei giapponesi.
Secondo i professori, infatti, le popolazioni proto sicule avrebbero iniziato, circa 5000 anni fa, una lunga migrazione verso Oriente, a causa di una serie di eruzioni dell’Etna e di sismi, con l’obiettivo di riconciliarsi con le loro due principali divinità: il dio Sole Nascente e il dio Vulcano.
Gli elementi che uniscono le due culture sono molti: il sole, ad esempio, è un simbolo importante per entrambi i popoli, contenuto nelle rispettive bandiere. In entrambe le culture il vulcano ha un ruolo centrale, attorno al quale si sviluppa l’intera isola: Catania, il primo grande insediamento protosiculo ai piedi dell’Etna, è “la città della spada”, in giapponese katana. Il mandorlo e la sua fioritura è caro sia ai giapponesi che ai catanesi.
Molte tracce comuni si ritrovano poi nel cibo, anche se a prima vista non sembrerebbe: il sushi crudo, secondo i professori, trova la sua genesi nell’uso dei banchetti siculi a base di mitili, polipi e piccoli pescetti crudi; Inoltre, entrambe le diete prevedono stuzzichini come arancini di riso o la tempura, simile alla pastella siciliana, e molte altri pietanze ancora.
La prima stagione del giovane marchio si è sviluppata attorno a queste particolari teorie: per l’anno nuovo, invece, il primo evento sono le riprese per la collezione estiva 2014, che si svolgono ai Faraglioni di Scopello, vicino Castellammare del Golfo, il set del celebre film “Ocean Twelve”.
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