Eataly, Coop e Carrefour colte in fallo dal Codacons: le tre aziende della distribuzione alimentare non sono in regola con le etichettature. Grazie ad un monitoraggio ad hoc, infatti, il Codacons rileva che la gran parte delle etichette dei prodotti presenti sugli scaffali delle tre aziende rappresenta una sorta di inganno per i clienti e si presta a violazioni di ogni tipo.
L’etichettatura è la carta d’identità di ogni prodotto alimentare: per difendere la qualità e l’originalità dei prodotti italiani, un’etichettatura chiara, trasparente e veritiera è indispensabile. Ma il discorso vale anche in senso più generale: in un mondo in cui la globalizzazione dei mercati alimentari impera, in cui si usano sempre di più alimenti Ogm e non si abbandonano vecchi metodi di coltivazione allevamento altamente inquinanti e poco salutari, l’etichetta è l’unica bussola che un consumatore consapevole ha a disposizione, se vuol nutrirsi in maniera “corretta”: corretta nei confronti dell’ambiente, dei lavoratori e del proprio stato di salute.
Ma il greenwashing funziona anche nel comparto alimentare: se alcune aziende vantano il chilometro zero e la sostenibilità dei propri prodotti, i controlli sono obbligatori. Ed è proprio il caso delle tre aziende citate, in particolare Eataly che, della difesa del Made in Italy, ne ha fatto una bandiera: un greenwashing dietro al quale si nascondo sempre le stesse tecniche, incentrate sullo spaesamento e sulla confusione del cliente.
In particolare, nel punto vendita Eataly di Roma, il Codacons ha rilevato che buona parte dei prodotti non hanno etichette in regola: “Latte, yogurt, latticini a chilometro zero. Gran bei prodotti abbiamo trovato qui in Lazio di Roma”, si legge sul cartello posto in prossimità del banco frigo. Nei fatti, però, il frigorifero contiene anche alimenti di altro tipo ma, soprattutto, la maggior parte degli yogurt in vendita sono prodotti e confezionati nel Trentino o altri luoghi, ben distanti dalle produzioni locali del Lazio.
Eataly non è l’unica che tenta di sgarrare: lo stesso monitoraggio effettuato nei supermercati Coop, dove il 60% degli alimenti si fregia del titolo Made in Italy e delle caratteristiche principali di una produzione di qualità, come sostenibilità, chilometro zero e aderenza alla tradizione. Ma, spiega il Codacons, tutte le etichette dei prodotti analizzati risultano assolutamente poco trasparenti e mancano delle caratteristiche principali imposta dalla normativa vigente. Spesso, inoltre, le etichette che esibisconola qualifica di prodotto Made in Italy, mancano anche dell’origine, delle quantità e delle percentuali degli ingredienti contenuti nel prodotto.
Sono trenta, invece, i prodotti presenti negli scaffali di Carrefour e messi sotto accusa dal Codacons per presunti profili di ingannevolezza: sia nella confezione che nell’etichetta sono assenti gli ingredienti principali, la provenienza e le quantità. Un esempio su tutti: il Risotto Carrefour ai funghi porcini, che è carente delle percentuali degli ingredienti utilizzati. Spiega il Codacons:
“La condotta praticata dai professionisti, enfatizzando particolari qualità dei prodotti, sarebbe idonea a violare il principio secondo il quale, la pubblicità deve essere “trasparente”; infatti, pubblicizzare surrettiziamente un prodotto, ricorrendo ad informazioni apparentemente disinteressate, costituisce una pratica scorretta in quanto volta ad attribuire pregi al prodotto, ghermendo la buona fede del consumatore”.
Dopo la segnalazione, Eataly, Coop e Carrefour hanno contestato le accuse: il Codacons ha presentato una segnalazione ai Nas e all’Antitrust, in cui si denuncia la potenziale ingannevolezza delle etichette alimentari contestate.
Oltre a dar seguito all’attività di verifica da parte dei Nas, il Codacons ha inoltre chiesto “che venga ordinata cautelativamente la sospensione della distribuzione dei summenzionati prodotti, la cui descrizione ed etichettatura è potenzialmente in grado di distorcere le scelte dei consumatori e falsare il gioco della concorrenza fra imprese”.
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