L’origine dei falò ha origini che si perdono nella notte dei tempi.
Mi riferisco a Civita, borgo calabrese di qui abbiamo già parlato su ilDailySlow. Una tradizione molto importante per la comunità arbëreshe: i primi tre giorni di maggio, quando l’abbraccio della sera comincia ad avvolgere la serena vallata del Raganello, dai tre rioni si innalzano magiche fiamme che bruciano il lentisco (dushku in arbëreshe), pianta di cui questa zona abbonda.
Questa pianta contiene infatti un liquido molto infiammabile, che causa un piacevole effetto scoppiettante e fiamme molto alte.
Ma perché a Civita si accendono i falò nel mese di maggio, quando nelle altre comunità arbëreshe questo avviene in occasione della festa del santo patrono?
La tradizione popolare orale narra che la loro accensione sia legata a vari eventi, come la battaglia contro i Turchi, quando i falò venivano usati da Skanderbeg (eroe albanese) come segnali di fumo. Ma il fuoco serviva primariamente per riscaldarsi, poiché non c’erano case in cui dormire. Qualunque sia la spiegazione, le feste del fuoco sono da sempre feste del fuoco nuovo, quindi legate al rinnovamento, alla purificazione e alla rigenerazione.
I falò di maggio nella comunità di Civita sono pura memoria storica e forte simbolo di appartenenza etnica.
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