Quando provo a spiegare i motivi per cui ho iniziato ad interessarmi al turismo lento, tutto ciò che scrivo mi sembra banale, perché non riesco davvero a descrivere ciò che penso. In sostanza, è una questione di tempo: per rigenerarsi, stupirsi, ritrovarsi.
Avete mai fatto qualcosa che vi piace, separandovi dall’orologio o dal cellulare? Quante volte, in una settimana o un mese, dedicate del tempo solo a voi, senza alcuna fretta? Ecco….provate ad immaginare di farlo in vacanza.
Tutti i giorni non pensiamo ad altro che agli impegni, al tempo che
scorre inesorabilmente veloce, alle scadenze. Mangiamo cibi dei quali ignoriamo la provenienza ed i vari trattamenti subiti, beviamo acque che riteniamo sicure solo perché distribuite attraverso sinuose bottiglie di plastica, utilizziamo detersivi super sgrassanti, ma non abbiamo idea delle conseguenze che ogni nostra azione abbia sull’ambiente che ci circonda. Credo che se qualcuno ci chiedesse perché acquistiamo un determinato prodotto, piuttosto che un altro, non sapremmo nemmeno dare una risposta convincente. Ci siamo abituati ad aver bisogno di tutto, anche se in realtà sappiamo bene di poter fare a meno di parecchie cose.
Studiando turismo, tradizioni popolari ed antiche civiltà, ho iniziato a pensare che secoli fa gli uomini, sotto certi aspetti, stessero meglio di noi: non nego l’utilità delle nuove tecnologie, né il fatto che molte abbiano contribuito a migliorare le nostre vite. Però, abbiamo finito per abusarne, arrivando a dare tutto per scontato, dare importanza alle apparenze. Recentemente, ho scritto un articolo, sul mio blog, che recita:
“Sapete, sono cresciuta in un paese della Sardegna meridionale con poco meno di cinquemila abitanti, e la convinzione che qualsiasi posto sarebbe stato migliore di questo. Ci hanno insegnato che vivere su un’isola ci avrebbe limitati su più fronti, che fare gli agricoltori o i pastori sarebbe stato sinonimo di ignoranza e arretratezza, oltre che motivo di imbarazzo davanti agli altri. Dicevano che qui non c’è niente, senza mai specificare cosa si intendesse, e a furia di sentircelo dire, ci abbiamo creduto”.
Abbiamo creduto che un uovo oggi fosse meglio di una gallina domani, senza considerare che la gallina di domani sarebbe stato un investimento per poter avere uova tutti i giorni, ed essere sicuri della loro provenienza e della loro qualità. Ecco, lo slow tourism è fare un passo indietro, riavvicinarsi alle tradizioni e alla terra, imparare di nuovo a rispettare i tempi altrui, capire l’importanza di sapere cosa arriva sulle nostre tavole. Per tanti motivi: la nostra salute, ad esempio, ma anche essere coscienti di quale possa essere la ricaduta economica e sociale delle nostre azioni.
Tornare ad essere padroni del nostro tempo, viverlo in maniera costruttiva, apprezzare cibi davvero sani e locali, conoscere tradizioni diverse dalle nostre. Sostanzialmente, imparare, di nuovo, a vivere. Inizio questo percorso alla scoperta dello slow tourism insieme a voi, lettori e redattori del Daily Slow, con la certezza che avremo tanto da scoprire, ed imparare, insieme.
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