Sarà merito della loro naturale curiosità, della flessibilità, dell’intuitività o della capacità di adattamento ai cambiamenti. Fatto sta che il risultato della ricerca compiuta dall’Inea pone l’accento sulle imprese agricole gestite da donne come quelle che meglio stanno assorbendo l’impatto con la crisi economica, riuscendo a rimanere sul mercato in numero superiore rispetto a quelle dei colleghi uomini.
L’agricoltura oggi richiede una formazione imprenditoriale improntata alla multidisciplinarietà. L’impresa deve saper rispondere alle diverse istanze che provengono dai consumatori, non solo sulla domanda di beni ma anche di servizi sociali, ambientali ed energetici. Da qui l’idea di un’impresa agricola multifunzionale: agriturismo, fattoria sociale, fattoria didattica, impresa agro energetica.
Poco più del 30% degli agricoltori è costituito da imprenditrici, attente nei confronti dell’ambiente e della qualità della vita, si dedicano prevalentemente ad attività quali la trasformazione dei prodotti, il recupero delle antiche cultivar, i servizi sociali (come agriasili e pet therapy), l’accoglienza e la ristorazione, sostenendo il carattere multifunzionale dell’agricoltura. Spiega Tiziano Zigiotto, presidente dell’Inea:
“I giovani e le donne che decidono di diventare agricoltori sembrano fare una scelta imprenditoriale precisa, orientando i fattori produttivi alle esigenze della filiera e dei consumatori. Chiaramente i comportamenti aziendali sperimentati sottolineano l’esistenza di nuove esigenze e fabbisogni a cui le politiche pubbliche dovrebbero adeguarsi. Fino ad oggi le politiche agricole si sono concentrate sul problema del primo insediamento guardando essenzialmente la nascita dell’impresa e non la sua competitività”.
L’Associazione Donne in Campo, della Confederazione italiana agricoltori, pochi mesi fa ha segnalato che, solo negli ultimi dieci anni la quota di aziende “rosa” è passata dal 30,4% al 33,3% attuale. Quindi un imprenditore agricolo su tre è donna. La stessa FAO, l’organizzazione dell’ONU per la lotta alla fame e alla povertà, indica nell’impegno delle donne in agricoltura come un elemento caratterizzante per contribuire alla battaglia contro la malnutrizione e al riscatto delle zone più povere della Terra. In conclusione possiamo affermare che le donne, siano esse lavoratrici o imprenditrici, seguono le orme di Argentina Altobelli, che fu impegnata politicamente e sindacalmente in agricoltura per l’affermazione dei diritti in rosa e fondò, tra gli altri, la Cassa Nazionale Assicurazioni Sociali (poi INPS).
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