Oggi desidero raccontarvi la storia del mandorlo, quell’albero che ha accompagnato gli anni della mia infanzia, riempiendomi gli occhi d’incanto con i suoi fiori bianchi e profumati, che germogliano annunciando l’arrivo della bella stagione.
Il mandorlo (Amygdalus communis) è un albero di altezza media (4-12 metri), che ha rami sparsi e foglie alterne, lucenti sulla parte superiore e dai margini seghettati. La pianta è originaria dell’Asia occidentale, da dove si è diffuso a tutte le regioni del Mediterraneo a opera dei Greci. La mandorla – il suo frutto – è ricca di principi nutritivi, grazie al caratteristico mix di vitamine A, B, E, emulsina, sali minerali, amidi, potassio, ferro, fosforo e calcio. Oltre ad avere proprietà emollienti e depurative, può contribuire a diminuire la depressione e il suo consumo, abbinato a cibi acidi, rafforza il sistema immunitario.
Secondo un’antichissima leggenda, il mandorlo nacque da uno di quegli amori sfortunati che vedevano protagonisti eroi, uomini e dei. E i Greci, come sappiamo, sapevano come pochi cantare l’Amore… Sfogliando i vecchi testi di Mitologia, si può trovare la storia di Fillide e Acamante, una delle vicende amorose più commoventi e sfortunate che ci sia stata tramandata.
Acamante era un eroe greco, figlio di Fedra e Teseo. Di lui si narra che, in viaggio verso Troia, sostò per qualche giorno in Tracia. Qui conobbe la principessa Fillide e, come tradizione vuole, non appena gli sguardi dei due giovani si incrociarono, nacque un tenero e sconvolgente amore. Ma il destino di Acamante era segnato dalla guerra di Troia: la fanciulla attese l’innamorato per dieci anni e, venuta a conoscenza della caduta di Troia, non vedendo alcuna nave all’orizzonte, immaginò che l’amato fosse morto e si lasciò morire di dolore.
La dea Atena, impietosita dalla struggente storia d’amore, tramutò Fillide in un mandorlo. Quando al giovane giunse la notizia, si recò nel luogo dove sorgeva l’albero e, colmo di amore e dolore, lo abbracciò. Fillide, in cambio di quell’abbraccio, fece spuntare piccoli fiori bianchi dai nudi rami. Ancora oggi, l’abbraccio fra i due innamorati è visibile in primavera, quando i rami dei mandorli fioriscono, a testimoniare l’amore eterno dei due giovani.
I fiori di mandorlo sono i primi a sbocciare in primavera e talvolta nel tardo inverno. Per questo simboleggiano la speranza, oltre che il ritorno in vita della natura ma, sfiorendo nell’arco di un breve lasso di tempo, rappresentano anche la delicatezza e la fragilità.
Il significato del fiore ha ispirato miti e leggende, promosso la nascita di tradizioni, diffuso parole sacre, cultura e folclore, che affondano le radici in tempi lontani, dove la pianta è coltivata.
Anche in Sardegna il periodo della fioritura veniva, in passato, ritenuto propizio, tanto da coincidere con la stagione dei fidanzamenti: antichi riti e pratiche magiche dell’isola includono un elisir d’amore a base di fiori di mandorlo, da offrire in dono all’oggetto del proprio desiderio.
Del resto, come diceva Thomas Mann, “Il mito è il fondamento della vita, lo schema senza tempo, la formula secondo cui la vita si esprime quando fugge al dì fuori dell’inconscio”
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