Il museo archeologico di Agrigento si inserisce armoniosamente nell’ambito di un complesso architettonico estremamente suggestivo, nella zona corrispondente all’antica agorà, in cui ancora oggi sono riconoscibili la sede dell’assemblea dei cittadini – l’ekklesiastèrion – e quella del consiglio cittadino, il bouleutèrion. Inoltre, sono visibili la chiesa di San Nicola – costruita nel XIII secolo d.C. – e l’Oratorio di Falaride.
Progettato da Franco Minissi e inaugurato il 24 giugno 1967, il museo espone 5.688 reperti, disposti – secondo un ordine cronologico – in diciannove sale. Nella prima sala si trovano pannelli con incisi i testi di diversi autori classici che trattano di Agrigento, nonché una carta archeologica ben curata nei dettagli , che illustra le caratteristiche del territorio agrigentino.
Nella seconda sala, sono esposti ritrovamenti protostorici: a testimonianza dell’incontro tra i coloni dell’Egeo e la popolazione indigena, decine di vasi e materiali fittili, risalenti alla penetrazione dei Greci tra il VII e il VI secolo a.C.
La terza sala ospita invece vasi appartenenti alla collezione privata Giudice e altri reperti provenienti dalla necropoli, risalenti al VI,V, IV e III secolo d.C. Tra questi vasi, di notevole eleganza il cratere attico rappresentante Perseo che libera Andromeda (440 a.C.). Sul fondo della sala, il “Guerriero di Agrigento” (475 a.C.), proveniente dal tempio di Zeus.
La quarta sala colleziona reperti provenienti dai santuari dell’agrigentino. Nella quinta, materiali di natura votiva: statuette di forma animale e umana e maschere. In particolare, molteplici sono le raffigurazioni femminili.
Ma la sala più suggestiva è sicuramente la sesta, sul cui fondo è ricostruito – in tutta la sua maestosità – l’originale telamone proveniente dal tempio di Zeus Olimpio. Nella settima, sono raccolti materiali pertinenti all’abitato ellenistico-romano.
I reperti presenti ricoprono quindi un periodo che va dal VI secolo a.C. fino al IV-V secolo d.C.; di questi ultimi secoli, rimangono i meravigliosi riquadri pavimentali a mosaico, testimonianza dei rapporti commerciali con l’Africa. Le poche epigrafi recuperate sono invece conservate nell’ottava sala, mentre nella nona è esposta la collezione numismatica del museo.
La decima sala ospita la raccolta scultorea: qui è esposto l’Efebo di Agrigento, datato al 480 a.C.. Si tratta di una statua in marmo raffigurante probabilmente un atleta. Molto interessante anche la statua di “Afrodite accovacciata”(I-II secolo a.C.)
Nell’undicesima sala si possono osservare i sarcofagi sia in marmo che in ceramica, provenienti dalle necropoli greche del V, IV e III secolo a.C. La dodicesima e la tredicesima sono dedicate alle culture indigene, mentre la quattordicesima testimonia l’espansione agrigentina nell’entroterra.
La quindicesima è dedicata a Gela e testimonianze dei centri dell’antica Valle del Salso sono conservate nella sedicesima e diciassettesima sala. Le ultime due, infine, sono dedicate a possibili mostre temporanee.
Dopo una suggestiva passeggiata nella Valle dei Templi, di certo occorre dedicarsi a questo bellissimo museo, per conoscere bene la storia del territorio agrigentino e concedersi un viaggio attraverso il tempo.
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