Ci sono capitata quasi per caso l’estate scorsa: è stata la mia insegnante di inglese a parlarmi di Villa Gregoriana, uno dei luoghi più belli non solo di Tivoli ma di tutto il Lazio, tanto da essere stato posto sotto la tutela dei FAI (Fondo Ambiente Italiano). Eppure questo splendido parco naturalistico – nonostante nei secoli abbia ispirato artisti, scrittori e poeti – è offuscato dalla bellezza e dalla fama di altri due tesori di cui la cittadina può farsi vanto: Villa Adriana e Villa d’Este.
Se si parla di Tivoli, infatti, si pensa immediatamente a questi due siti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Per capire i motivi di questa gerarchia e addentrarmi più a fondo tra grotte, cascate e rovine, ho intervistato Giorgia Montesano, property manager del parco.
Ciao Giorgia! Innanzitutto spiegami meglio il tuo ruolo: cosa significa essere la property manager di Villa Gregoriana?
Significa avere un approccio manageriale, non solo storico-artistico (benché io provenga da quest’ambito), nei confronti di tutto quello che riguarda il parco. Insomma, mi occupo della sua gestione, sia a livello operativo che di business plan. Considera che noi viviamo di autosostentamento… e tutto quello che guadagniamo in surplus lo usiamo per la manutenzione.
Perché, secondo te, Villa Gregoriana è meno famosa delle altre due Ville di Tivoli?
E pensare che fino agli anni ’50 eravamo noi la Villa di Tivoli! Dopo, il parco è stato letteralmente abbandonato a se stesso. Il Comune non se n’è più preso cura e la Villa ha finito con il diventare una discarica a cielo aperto.
Poi, anche sotto sollecitazione dei cittadini, è stato chiamato in causa il FAI: quando è arrivato, si è trovato di fronte cinque tonnellate di spazzatura! Il giardino romantico era venuto a mancare per via degli smottamenti e delle frane ed è stato necessario un grosso lavoro per ricostruire tutto. Finché, nel 2005, non abbiamo riaperto.
Oggi stiamo portando a regime tutti i sentieri, anche se alcune aree sono un po’ più complicate da rimettere in sesto per via del terreno. Parallelamente, stiamo sviluppando una serie di progetti di incoming, anche se, per adesso, la maggiore parte dei turisti viene da noi perché consigliata dagli abitanti. Ad ogni modo stiamo progettando diverse forme di promozione, come la creazione di corner dedicati all’interno della Capitale.
Cos’è oggi Villa Gregoriana per te?
Per me è casa. Nonché il sito di partenza di Tivoli: le altre due Ville, infatti, dipendono da noi, collegate da quel filo blu che è l’Aniene. Grazie a Villa Gregoriana, inoltre, nel 1886 abbiamo avuto la prima centrale idroelettrica in Italia. Anzi: in Europa. In più, è stato il primo parco pubblico in Italia…
La Villa rappresenta la storia di Tivoli, è leggenda, è natura, archeologia. È relax (forse la parte più importante); è un momento per staccare la spina e riconnettersi con il paesaggio, un’abitudine che si sta perdendo: le persone non sanno più avere contatto con la natura… qualche volta hanno paura anche solo di toccare il muschio! Lo vedo nella mia quotidianità: siamo troppo abituati all’artificio. Per questo organizziamo molti laboratori, soprattutto per insegnare ai bambini a riappropriarsi della natura. Per molti, purtroppo, il centro commerciale è la nuova piazza: ma che piazza è senza il sole, se non c’è nemmeno un albero?
Che rapporto c’è tra Villa Gregoriana e il territorio in cui sorge?
Ottimo, in quanto il parco non è avulso da Tivoli: la cosa più accattivante è che si trova in pieno centro storico, a ridosso delle chiese medievali. Inoltre, è a pochi chilometri da Roma.
Ma tu, riesci a godertelo?
Eccome! Non nego che, in questo istante, sono seduta e rilassata di fronte a una delle cascate. E poi, quando posso, mi faccio un giro: è meraviglioso poter seguire il fiume e nascondermi in una grotta…
Come sai, noi siamo un’associazione che si occupa di turismo lento e sostenibile. Cosa significa per te la parola slow?
Ammetto che mi fanno sorridere quelle persone che vengono non per visitare il luogo ma per visitarlo nel giro di 45 minuti. Di solito, io rispondo: “Lascia stare”…
Il turismo slow andrebbe insegnato: le persone dovrebbero imparare a gustare quello che hanno intorno, piuttosto che a colmare i propri occhi con quante più cose possibili. Spesso mi chiedo, per esempio, perché a Roma corrano tutti!
L’ambiente è il fulcro delle attenzioni del FAI e so che ce la mettete sempre tutta per essere sostenibili. E tu, sei sostenibile nella tua quotidianità?
Direi di sì, altrimenti non starei qui: non riuscirei priorio a scindermi! Abito in campagna e faccio la raccolta differenzia, a costo di percorrere chilometri a piedi. Vorrei anche mettere il fotovoltaico ma sai… la sostenibilità, qualche volta, non è applicabile al 100%, soprattutto se si vive in un contesto ad alta densità storico-artistica. Io, infatti, ho casa proprio nei pressi di una delle Ville storiche: ti immagini vedere i pannelli in mezzo a tanta archeologia? Ad ogni modo, sto ancora cercando una soluzione…
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