Paternò (CT) ha origini antichissime, legate al fiume Simeto e alle popolazioni che vi si stabilirono fin dalla preistoria. Cominciamo il nostro tour da Piazza Santa Barbara, dove si erge l’omonima chiesa settecentesca. Da qui ci arrampichiamo sulla Rocca: così si chiama la collina dalla quale è possibile vedere il castello normanno. Dalle sue bifore medievali si affacciava la regina Bianca di Navarra, per osservare l’Etna e la valle in cui scorre ancora il fiume.
Consiglio vivamente altre due chiese: Santa Maria dell’Alto e Santa Maria della Valle di Josafat. Quest’ultima, in particolare, è stata resa ancora più importante dal recente ritrovamento di una necropoli greca. L’impianto urbanistico di Paternò risale invece all’epoca della dominazione araba.
A livello naturalistico, i tesori sono tantissimi: Le Salinelle (tre campi di vulcani di fango); la sorgente Monafria (principale fonte di approvvigionamento di un vasto comprensorio); la Via dei Mulini, dalla storia millenaria: dei mulini che un tempo sfruttavano l’acqua della sorgente Monafria, solo uno è ancora attivo. Si tratta del Mulino Fallica, in contrada Junco, gestito dalla Cooperativa Mulini Ibla, che lavora il grano con metodi artigianali. Se invece volete degustare prodotti tipici, vi suggerisco l’azienda agricola San Marco, situata nell’omonima contrada di Paternò.
Ma adesso usciamo dal centro, per dirigerci verso i resti del ponte romano. Lungo la strada in direzione del ponte, è possibile assaggiare cibi e vini locali. Cito, a titolo di esempio, il Casale del Simento, dov’è anche possibile fermarsi a dormire.
Da queste parti si può anche andare nell’ex allevamento di cavalli, risalente all’epoca borbonica. Da qui procediamo verso Centuripe, che si trova sulla Strada delle Valanghe, ove è possibile ammirare i calanchi, fenomeni geomorfologici dati dall’erosione del terreno, a sua volta causata dal dilavamento delle acque.
Se proseguiamo, raggiungiamo la contrada Poira, da dove si può salire fino a Poggio Coccola. Imperdibili le rovine del Castello della Baronessa di Poira. La particolarità consiste nella zona in cui si ergeva un tempo il castello: si tratta infatti di un ergastulum, una cava in cui si fermavano gli schiavi romani dopo il lavoro.
Torniamo indietro, verso la riserva naturale di Ponte Barca, luogo che gli amanti degli uccelli (aironi, martin pescatori, gallinelle d’acqua) aprezzeranno in modo particolare. Si tratta di una zona affascinante, ricca di salici piangenti che si riversano sulle acque basse del parco.
Sul percorso, è possibile osservaremolte masserie dominate dall’Etna. Da visitare l’azienda agrumicola La Costantina e l’agriturismo Gianferrante. Siamo in piena campagna e qui il turista urbanizzato può ritagliarsi uno spazio di riflessione e rilassamento.
Un altro percorso da fare è quello che possiamo chiamare “dell’acquedotto romano”, che si snoda in mezzo agli aranceti della zona. Alcune parti sono intatte, tanto da essere utilizzate come cisterna da alcune aziende agricole, come l’azienda Scalilli. Ci si può non emozionare di fronte alle arcate dipinte dal pittore e scrittore francese Houeil? Il suo dipinto si trova oggi al Museo di San Pietroburgo.
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