L’Accademia di Oslo ha annunciato, pochi giorni fa, il Nobel per la Pace all’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, per “l’impegno a favore dell’eliminazione degli arsenali chimici in tutto il mondo”. L’organizzazione internazionale (Opcw in inglese) al momento si sta impegnando in Siria, dove è in corso una missione per supervisionare lo smantellamento dell’arsenale chimico del regime di Bashar al Assad.
“Grazie al lavoro dell’Opac l’uso delle armi chimiche è un tabù – scrive il Comitato per il Nobel nelle motivazioni per l’assegnazione – Quanto accaduto in Siria, dove sono state usate queste armi, riporta in primo piano la necessità di incrementare gli sforzi per eliminare questi armamenti”.
Il Nobel “è un messaggio ai paesi che non hanno ratificato il Trattato che mette al bando le armi chimiche” e vuole essere un invito da parte dell’Accademia norvegese “a firmarlo”. L’avviso è indirizzato ai cinque paesi che rimangono ancora fuori: Angola, Corea del Nord, Egitto, Israele e Myanmar. Il comitato ricorda poi come alcuni “Stati non hanno osservato la scadenza, che era aprile 2012, per la distruzione delle loro armi chimiche. E questo si applica specialmente agli Stati Uniti e la Russia”.
L’Ente intergovernativo nasce nel 1997 ed ha sede all’Aia, in Olanda. E’ l’organo esecutivo della Convenzione sulle armi chimiche, la sua attività ha permesso la distruzione di 57mila tonnellate di armi, in gran parte di Usa e Russia dai tempi della Guerra fredda. Sono oltre 5 mila le ispezioni condotte dall’Opac sul territorio di 86 paesi. Oggi si contano 189 stati che aderiscono all’organizzazione e che lavorano insieme per rafforzare la sicurezza internazionale.
“Per 15 anni abbiamo fatto il nostro dovere contribuendo alla pace del mondo – spiega il direttore generale dell’Opac, Ahmet Uzumcu, rivolgendosi ai rappresentatnti dei 41 membri dell’esecutivo, di cui l’Italia ha la vicepresidenza – Le ultime settimane hanno dato ulteriore impulso alla nostra missione. Accetto con umiltà il premio Nobel per la Pace e con voi mi impegno a continuare a lavorare con immutata determinazione”.
#OPCW Director-General: We are conscious of the enormous trust that the international community has bestowed on us. http://t.co/Wk6YuajRuu
— OPCW (@OPCW) October 11, 2013
Il premio, che verrà consegnato il 10 dicembre prossimo, in occasione dell’anniversario della morte di Alfred Nobel, ha colto di sorpresa anche i bookmaker internazionali che non avevano inserito l’Opac tra i più quotati per la vittoria. Era infatti data per favorita la giovane Malala Yousafzai, la sedicenne pachistana sopravvissuta a un attacco talebano nell’ottobre 2012, nota per il suo attivismo nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne della città di Mingora, dove un editto dei talebani ne ha bandito il diritto. A soli tredici anni è diventata celebre per il blog, curato per la BBC, nel quale documentava il regime dei talebani pakistani. Il 10 ottobre scorso ha ricevuto il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, a dare l’annuncio è stato il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, che lo ha motivato dicendo: “è una ragazza eroica”.
Congratulations @OPCW on winning the #Nobelpeaceprize and your wonderful work for humanity. Honoured to have been nominated @Nobelprize_org
— Malala Fund (@MalalaFund) October 11, 2013
Tag:armi chimiche, Bashar al Assad, Malala Yousafzai, Nobel per la pace 2013, Opac, Opcw, Oslo, Siria