Diventare Isola Slow non vuol dire solo puntare sulle produzioni enogastronomiche e sulla tutela delle attività locali, ma vuol dire spesso sopravvivere: in un Paese che abbonda di arcipelaghi composti da piccole isole, infatti, il futuro di questi territori è messo a rischio dalla noncuranza delle istituzioni nazionali e dall’isolamento fisico ed emotivo rispetto alle coste del “continente”. E’ necessaria quindi una rete, che permetta di affrontare problemi comuni e condividere esperienze di chi vive ogni giorno in luoghi meravigliosi ma complessi come Salina, Capraia, Ischia, l’Elba.
Isole Slow è la rete internazionale che mette insieme tutte le isole minori del Mediterraneo, creato da Terra Madre e Slow Food, con l’obiettivo stimolare la tutela del mare e della pesca artigianale, del paesaggio e della biodiversità presente sulle isole, dell’agricoltura e dei lavori tradizionali, dell’identità, della memoria e della cultura. Ma, con il tempo, la rete ha assunto significati ulteriori: iniziative che permettono di dialogare e confrontarsi, in contesti in cui il cittadino si sente spesso abbandonato ai problemi dell’isola.
Senza progetti che puntino a far rivivere le attività economiche, sociali e culturali di questi territori e ad inventarne di nuove, le isole minori rischiano di svuotarsi: i giovani che vanno a studiare fuori non tornano, le famiglie si trasferiscono per ovviare alla difficoltà della vita isolana, gli anziani abbandonano le attività tradizionali in mancanza della possibilità di tramandarle.
Ed è Ventotene l’ultima isola entrata nella famiglia delle Isole Slow: un comune di 743 abitanti distribuito sull’omonima isola, che fa parte dell’arcipelago delle isole Ponziane. Contadini, pescatori, ristoratori e imprenditori locali hanno dato vita, nel luglio scorso, alla Comunità dei contadini di Ventotene per Terra Madre, poi affiliatasi a Isole Slow.
Un’isola che ha sempre vissuto di autonomia alimentare e auto sussistenza: l’antica comunità, molto più numerosa di quella attuale, rimaneva spesso isolata sia nel periodo romano che durante l’occupazione borbonica. A provvedere ai cittadini di Ventotene erano proprio le forze locali, capaci di produrre e autogestire le risorse di quel territorio.
Gelosa di questa tradizione, anche Ventotene ha deciso di fare un passo in avanti e legarsi ad altri territori con storia simile e problematiche in comune: i prossimi 12 e 13 ottobre anche la Comunità dei Contadini di Ventotene per Terra Madre farà parte della delegazione italiana di 40 membri da inviare al quarto incontro della Rete Internazionale delle Isole Slow a Cipro.
Il tema dell’incontro di quest’anno è Il Turismo Sostenibile sulle isole, esempi internazionali di applicazione pratica, prospettive, collaborazione, ampliamento e consolidamento della rete nel Mediterraneo. A Cipro, Ventotene presenterà i progetti già messi in campo, come “Ventotene e le Quattro Stagioni”, che porta sull’isola studenti di agraria, e “Proxenia”, che ha come obiettivo il reinserimento lavorativo di rifugiati e richiedenti asilo politico ospiti di una cooperativa sociale locale.
Ma, per un’isola il cui futuro viene assicurato tramite una rete di dialogo e supporto, un’altra isola viene non abbandonata, ma addirittura svenduta: dal momento che, come con le opere d’arte, è impossibile quantificare un prezzo davvero adeguato a una risorsa di inestimabile valore.
Dopo Budelli, meravigliosa isola della Sardegna venduta per 2,94 milioni di euro a un imprenditore neozelandese, stavolta tocca a Santo Stefano: un gioiello di biodiversità proprio di fronte a Ventotene.
L’isola di Santo Stefano non è solo un’oasi naturalistica che comprende un parco marino protetto, ma è anche uno dei luoghi più pregni di storia che abbiamo entro i nostri confini. E’ famosa, infatti, per aver ospitato il carcere costruito da Ferdinando IV di Borbone: un luogo di prigionia e confino, usato molto anche dai fascisti.
Qui fu rinchiuso Gaetano Bresci, celebre autore del regicidio: l’anarchico rientrato dagli Stati Uniti per uccidere il re Umberto I a Monza, dopo che il generale Bava Beccaris aveva odinato di sparare sulla folla che insorgeva a Milano nella “protesta del pane”. Anche Sandro Pertini fu rinchiuso dal regime fascista a Santo Stefano nel 1930.
Altri antifascisti erano confinati sull’isola di Ventotene, anch’essa luogo di confino: Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi.
Ebbene, l’isola è apparsa a fine settembre su Immobiliare.it, con “trattativa riservata”, ovvero nessuna informazione pubblica sul prezzo. Il carcere non è in vendita, ma l’area in cui ricade, di proprietà del Demanio, copre solo 3 dei 28 ettari dell’isola: gli 25 sarebbero, secondo l’annuncio, edificabili, malgrado l’isola non possieda una vera e propria rete idrica e sia alimentata da pannelli solari per la corrente elettrica.
Non solo edificabili ma , appunto, “in vendita”. Anche il sindaco di Ventotene, Giuseppe Assenso, ha tentato di comprare l’isola qualche anno fa, con scopi naturalmente ben diversi dell’acquisto da privato. Ha raccontato:
“E’ da molto che è in vendita: il proprietario vuole circa venti milioni.Sette-otto anni fa, l’allora governatore del Lazio Piero Marrazzo mi diede il mandato di acquistarla per conto della Regione. Il proprietario è un notaio napoletano, e io andai a Napoli nel suo studio per incontrarlo. Potevo trattare, questa l’indicazione di Marrazzo, fino a due-tre milioni di euro. Ma il proprietario mi fece una richiesta sproporzionata: venti milioni”.
Per cui niente acquisto pubblico dell’Isola: i suoi gioielli non saranno tutelati dall’Italia, ma andranno al migliore offerente.
Sulla questione è intervenuta, fra le altre, Legambiente, che chiede di far diventare tutta l’isola Monumento Storico Nazionale. Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, ha dichiarato:
“Le istituzioni fermino la vendita della meravigliosa isola dell’arcipelago pontino, un’area marina protetta che racchiude un patrimonio di biodiversità e storia del nostro paese che deve restare alla collettività”
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