Siamo ciò che mangiamo: le scelte alimentari che ogni giorno facciamo influenzano noi e l’ambiente circostante, in maniera molto più massiccia di quanto non possiamo immaginare. I consumi alimentari mondiali, e dell’occidente sviluppato in particolare, possono determinare una serie di conseguenze negative non solo a livello di benessere personale, ma anche rispetto all’inquinamento, al volume dei rifiuti, alla diseguaglianza sociale e alla contrazione economica.
Sprechi. Nella Giornata mondiale dell’alimentazione proclamata dalla Fao, i numeri del rapporto ‘Waste Watcher’, elaborato da Last Minute Market e Swg per il nostro Paese, parlano chiaro: ogni anno in Italia viene gettato cibo per 8,7 miliardi di euro, circa mezzo punto di Pil, con uno spreco settimanale per famiglia di 213 grammi, pari circa a 7 euro. Ma non si tratta semplicemente di cibo buttato nel cassonetto, spesso lo spreco avviene alla fonte:
“Nel 2010 –ha spiegato Andrea Segré, il presidente di Last Minute Market- la produzione agricola italiana lasciata in campo perché raccoglierla veniva considerato non conveniente, è stata pari a oltre 1,5 milioni di tonnellate: il 3,2 per cento della produzione totale. Questo spreco comporta anche la perdita di una quantità di energia che basterebbe a riscaldare 67 mila appartamenti da 100 metri quadrati”.
Energia e acqua. Perché sprecare cibo significa anche sprecare energia e acqua: in Italia il 3% del consumo di energia annuale è imputabile agli sprechi alimentari. Sono i dati di una precedente ricerca di Last Minute Market: con la stessa quantità di energia si potrebbero soddisfare i bisogni energetici di 1.650.000 italiani.
Agricoltura e acqua hanno un legame molto stretto, tanto che più si spreca nel settore agricolo, quante più risorse idriche vengono buttate via senza nessuna spiegazione: nel 2010 abbiamo buttato via 12,6 miliardi di metri cubi d’acqua, impiegati nella produzione di 14 milioni di tonnellate di prodotti agricoli abbandonati nei campi.
Dietro alle milioni di tonnellate che gli italiani buttano, c’è anche altro: secondo i numeri del WWF basati sull’ indagine di Gfk Eurisko, il cibo buttato senza essere consumato comporta uno spreco di 1.226 milioni di litri d’acqua, pari a quella consumata da 19 milioni di italiani.
Secondo l’associazione animalista, infatti, il 50% delle perdite di cibo e risorse avvengono prima ancora che arrivino in tavola: i consumatori spendono in media 316 euro l’anno in cibo ancora confezionato.
Naturalmente, come il fenomeno dello spreco di cibo si estende su scala globale, anche energia e acqua vengono sperperati in tutto il globo, con conseguenze disastrose per chi non ha a disposizione queste risorse: si calcola che, nei paesi industrializzati, tra il 15 e il 30% del consumo totale di energia è imputabile al settore agroalimentare.
Ma per ogni famiglia che spreca ce n’è una che non ha accesso alle risorse: solo in Italia, il 10% delle famiglie non è in grado di pagarsi i costi di energia elettrica, gas e acqua. A livello europeo, sono 150 milioni i cittadini in condizioni di povertà energetica: tutto ciò in una parte del mondo in cui l’acqua, la luce e il gas sono beni a disposizione “di tutti”, grazie alle infrastrutture che collegano i territori fra loro.
Rifiuti e inquinamento. Gli sprechi alimentari si ripercuoto in gran parte sull’ambiente, determinando volumi eccessivi di rifiuti e aumenti nei livelli di inquinamento. Sempre secondo i dati di WWF ed Eurisko, per produrre beni alimentari che poi verranno gettati, ogni anno 24,5 milioni di tonnellate di CO2 sono immesse inutilmente in atmosfera, pari al 20% dei gas serra del settore dei trasporti; 228.900 tonnellate di azoto, inoltre, è contenuto nei fertilizzanti usati per coltivare i campi.
Benessere personale. Oltre a determinare squilibri sociali, inquinamento e spreco di risorse essenziali, consumi alimentari non oculati causano problemi fisici e psicologici. Mentre nel nostro paese in quattro milioni dipendono dall’assistenza alimentare per i poveri, il resto degli italiani spreca il cibo, preferendo prodotti che abbondano di carne e grassi saturi, con tutte le conseguenze che comportano sul piano fisico.
Secondo l’indagine sui consumi alimentari italiani di INRAN-SCAI, in media consumiamo circa 700 gr di carne a settimana, a fronte dei 450 g consigliati dalle tabelle nutrizioniste. Al contrario, scendono i consumi di frutta e verdura: 418 g al giorno pro capite, appena sopra il minimo raccomandato dalla FAO di 400 g. Inoltre aumentano i consumi di pasti preconfezionati e ipercalorici, il cosidetto junk food.
Se una nuova coscienza nutrizionista e ambientalista è lentamente maturata in questi anni, gli italiani, come si evince dai risultati delle varie indagini, non sono ancora pronti a fare il salto di qualità: una dieta equilibrata con prodotti naturali provenienti da filiera corta, acquisti calibrati sugli effettivi consumi, scelte che preferiscono prodotti con una bassa impronta ambientale, come suggerito dai consigli del WWF.
Numerose sono le iniziative che varie organizzazioni mettono in campo per ridefinire l’attenzione al cibo: una di queste è sicuramente il corso Master of Food Cucina senza sprechi, organizzato a Milano da Slow Food e Miele.
Per avviare una profonda mutazione degli stili di vita, infatti, è essenziale comunicare benefici e conseguenze negative delle scelte, oltre che stimolare i consumatori ad agire più consapevolmente. In questo senso, un “manuale” importante, Cucinare senza sprechi. Contro lo spreco alimentare: azioni e ricette è stato scritto dal presidente di Last Minute Market: un libro dove bucce di patate e scarti dei porri, insalata moscia e gambi di spinaci diventano gli ingredienti di ricette uniche, in grado di tutelare insieme la nostra salute e l’ambiente circostante. Andrea Segrè ha spiegato:
“Si parte dai luoghi dello spreco che sono, prima di tutto il carrello della spesa, poi il frigorifero, dove stiviamo tutto ciò che sta nel carrello, quindi i fornelli, dove cuciniamo tutto ciò che sta o, meglio, dovrebbe stare all’interno del frigorifero, per passare, infine, al bidone della spazzatura. Quest’ultimo è il luogo deputato a raccogliere tutto ciò che non viene consumato, buono o cattivo che sia”.
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