Rigenerazione urbana, un nuovo modo di concepire e tutelare il territorio e gli spazi urbani in chiave sostenibile per dire basta al consumo del suolo. È questo l’appello che Legambiente ha lanciato al Presidente del Consiglio Enrico Letta, chiedendo a Parlamento e Governo una corsia preferenziale per discutere e approvare una legge che fermi il consumo di suolo e premi la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente. Con “Fermare il consumo di suolo, rigenerare le città”, un documento inviato alle Commissioni parlamentari e al Governo, l’associazione ambientalista, oltre ad analizzare il disegno di legge approvato dall’esecutivo il 15 Giugno 2013 in materia di “Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato”, propone integrazioni e modifiche normative per rafforzare l’efficacia dei controlli e spostare l’attenzione sulla rigenerazione urbana.
“Le nostre idee e proposte – spiega Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – vogliono tenere insieme gli obiettivi di tutela e di riqualificazione del territorio ed incrociare alcune questioni come la grave crisi che sta vivendo il settore delle costruzioni. E’ indispensabile lanciare un segnale chiaro al mondo dell’edilizia attraverso una legge che sposti l’attenzione sulla rigenerazione urbana”.
Nel documento si pone in particolare l’attenzione sulla necessità di un efficace monitoraggio del consumo di suolo, di limiti e controlli nei confronti dell’occupazione di suoli agricoli, di riuso del patrimonio non utilizzato e degradato, in modo da creare condizioni di vantaggio per una diffusa riqualificazione con obiettivi ambientali, energetici e antisismici e chiudere così il ciclo dell’espansione edilizia.
“Il suolo è un bene comune e una risorsa limitata e non rinnovabile – ha commentato Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente – Una legge che voglia fermarne il consumo deve agire sulle cause che lo determinano, che sono legate alla formazione della rendita immobiliare. Se vogliamo fermare il consumo di suolo, è obbligatorio favorire la rigenerazione urbana: occorre sviluppare un nuovo equilibrio tra fiscalità e incentivi che renda attraente, efficace e più semplice l’investimento nella città, impedendo che i capitali in fuga dalla città producono anonime urbanizzazioni e piastre commerciali ai danni di campagne, coste e spazi aperti”.
L’associazione ambientalista propone di introdurre un contributo per il consumo di suolo e spostare le risorse sulla rigenerazione urbana, prendendo come punto di riferimento la normativa tedesca. Occorre inoltre fermare la speculazione sulla proprietà e edificabilità dei suoli, stabilendo che i piani urbanistici debbano avere un ruolo di solo indirizzo, spostando ai piani attuativi la definizione dei diritti edificatori. Ma per cambiare le nostre città, spostando l’attenzione degli imprenditori edili verso la rigenerazione urbana, occorre semplificare e incentivare gli interventi nelle periferie per trasformarle in quartieri con parchi e spazi pubblici degni di questo nome, abitazioni a prezzi accessibili.
Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, interpellato a margine della presentazione degli Stati generali della Green economy, auspica che la Conferenza unificata esprima parere positivo e rapido sul disegno di legge riguardo al consumo del suolo.
“Stabilizzare il nostro territorio dissestato” è la parola d’ordine che il ministro ha voluto lanciare e ha anche chiarito che un’altra priorità è quella di ricostruire una filiera istituzionale che regoli gli interventi sul dissesto idrogeologico:
“A fronte di poche risorse, abbiamo alcune realtà nelle quali i soldi non sono mai stati spesi a causa di conflitti tra gli enti”. Legato a doppio filo con il grave problema della fragilità del nostro territorio è il tema del consumo del suolo che contribuisce ad indebolire i terreni, aggrediti e resi impermeabili dal cemento, e che è stato oggetto di una proposta di legge di cui però si attende ancora il parere delle Regioni. “Credo che anche le Regioni abbiano chiaro il fatto che continuare a costruire nelle attuali condizioni, a fronte anche di un’assenza di domanda e di nessuna giustificazione dal punto di vista demografico, significa sfidare davvero la sorte”.
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