Il lago del Salto è il più grande lago artificiale del Lazio, formatosi con la costruzione della diga del Salto e del Turano tra la fine degli anni ’30 e gli inizi degli anni ’40 del secolo scorso. Con i suoi 820 ettari di superficie ai piedi del Monte Navegna, fa parte della Riserva Naturale dei Monti Navegna e Cervia ed è caratterizzato da una pregiata variertà di specie animali e vegetali, oltre ad essere circondato da antichi paesi e castelli.
Domenica 14 luglio si è tenuta la giornata di impegno ambientalista con la “Goletta dei Laghi”, la campagna di Legambiente che da otto anni è in prima linea per la salvaguardia dei bacini lacustri italiani. L’occasione è servita per riflettere sulle politiche ambientali e turistiche che riguardano il lago ed è stato presentato il dossier “Lago del Salto”, un documento redatto da Legambiente Lazio che riporta i dati sulla qualità delle sue acque e illustra le proposte da mettere in campo per valorizzare in maniera sostenibile il territorio.
Data la buona qualità delle acque del lago del Salto, è importante intraprendere una serie di politiche virtuose all’insegna della sostenibilità, legate alla bellezza del territorio e volte alla sua valorizzazione – ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – Puntando sulla salvaguardia dei prodotti locali e sull’utilizzo sostenibile delle risorse”.
Per ribadire l’importanza di politiche che promuovano la fruizione sostenibile del lago e che ne tutelino il buono stato ecologico, i volontari di Legambiente hanno preso parte alla campagna europea di European Rivers Network (ERN) con il Big Jump, un grande tuffo simbolico, organizzato in contemporanea in tutta Europa per chiedere a gran voce una maggiore attenzione alle acque di fiumi e laghi.
“Il tuffo – ha detto Simone Nuglio, portavoce di Goletta dei Laghi – vuole accendere i riflettori sulla salute dei fiumi e dei laghi che nel nostro Paese subiscono ancora le gravi conseguenze della presenza di scarichi inquinanti, depuratori spesso mal funzionanti e di una artificializzazione sempre più intensa. Interventi che oltre ad aggravare il rischio idrogeologico del territorio italiano hanno anche gravi ripercussioni in termini di qualità dei fiumi e delle acque. Perché l’acqua continui invece a svolgere la sua funzione naturale la tutela della qualità dei corsi d’acqua e dei laghi in Italia deve diventare una priorità per le istituzioni locali e nazionali”.
Il Big Jump ha lanciato un messaggio forte alle istituzioni locali ed internazionali affinché adottino tutte le politiche necessarie al ripristino, entro il 2015, del buono stato ecologico dei diversi ambienti acquatici. A Torino il tuffo nel Po si è tenuto presso gli Amici del Remo ed è stato preceduto dalla presentazione di “Acqua per i nostri fiumi”. Dal dossier emerge una situazione di crisi diffusa per gli ecosistemi fluviali piemontesi dovuta, in particolare, ad un eccesso di derivazioni irrigue ed idroelettriche che portano, a partire da luglio e fino a settembre, alla desertificazione degli alvei naturali. La diminuzione delle portate provoca una forte concentrazione degli inquinanti (nitrati, fosfati, pesticidi, diserbanti, ecc.) che possono avere, in relazione alla loro tossicità, effetti diretti o indiretti sia sugli ecosistemi acquatici che sulla stessa salute umana.
Dal 2009 la norma sul Deflusso Minimo Vitale (DMV) si sarebbe dovuta applicare a tutte le derivazioni idriche presenti in Piemonte. In realtà, come documenta il rapporto di Legambiente (che prende in considerazione alcune province piemontesi), nulla è cambiato e i corsi d’acqua continuano ad essere messi in asciutta totale. Succede così che d’estate il Po, nella sua parte di pianura, sia alimentato unicamente da risorgive: dopo molti chilometri di letto in asciutta totale, il fiume riprende un po’ di vita, con caratteristiche però del tutto diverse da quelle “naturali”.
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