Molte persone mi avevano parlato della Valle della Luna, peccato che arrivata lì, ho capito che mai nessun racconto poteva rendere lo spettacolo e le sensazioni che si provano mettendo piede in un luogo tanto magico.
Quelle storie si muovono ancora fra mito e leggenda: qualcuno parla di “randagi” che vietano l’accesso alla Valle, qualcuno consiglia di non recarvisi con il portafogli o con altre cose di valore perchè gli individui che hanno scelto di vivere lì, all’interno delle grotte naturali, potrebbero non gradire la presenza degli “ospiti” ed appropriarsi indebitamente dei vostri averi. La fantasia è vero, può non avere limiti: vi racconto perciò la mia verità.
La Valle della Luna si trova nel Comune di Santa Teresa di Gallura (OT) e si raggiunge seguendo le indicazioni che portano a Capo Testa, un promontorio di incantevole bellezza, di quelli che meglio racchiudono lo spirito di un’isola fantastica: la Sardegna. Arrivati al termine della strada che conduce al promontorio, troverete sulla sinistra un cancelletto in legno, aperto, con sù scritto “Valle della Luna” ed inequivocabilmente sarete arrivati all’ingresso.
Erano circa due anni che con la mia compagna di viaggio intendevamo recarci lì, in quella suggestiva valle, ma stanti le innumerevoli avvisaglie attendevamo quantomeno di essere scortate. Ecco invece che stanche di aspettare, quest’anno abbiamo deciso di ascoltare un altro tipo di storia: quella che racconta di una Valle della Luna ormai preda di un turismo affluente, per nulla pericolosa (almeno non di giorno, sempre a detta di qualcuno) e che avrebbe perso quei caratteri originari che la dipingevano come il “paradiso degli hippies”, i famosi “figli dei fiori” giunti negli anni ’60 ed ivi ancora residenti in alcuni rifugi formati dalle rocce granitiche.
Fra i miti che si sovrappongono circa la Valle della Luna uno è da considerarsi come reale consiglio: preparatevi ad una lunga scarpinata e non portate con voi oggetti pesanti. Le scarpe da ginnastica ai piedi sono obbligatorie, come obbligatorio è un pizzico di buona volontà per affrontare il percorso fra le rocce. Oltrepassato il cancelletto in legno guardatevi intorno: troverete quà e là alcuni segnali incisi o dipinti nel legno che sapranno guidarvi fino alla caletta della vallata. A conferma del fatto che la Valle della Luna sia diventato un posto estremamente turistico, vi è la circostanza per la quale, lungo la discesa, ci siamo imbattute in un gruppo di villeggianti italiani, fra l’altro particolarmente chiassosi.
Armate di pazienza e rapite dalla bellezza di rocce secolari, abbiamo sorvolato sulla presenza dei rumorosi compagni di cammino e ci siamo avventurate – ed arrampicate- seguendo le indicazioni. La Valle della Luna sembra un posto fuori dal mondo, conserva innumerevoli specie di flora mediterranea ed il loro profumo accompagna i visitatori lungo l’intero tragitto. Sulla sinistra e sulla destra le maestose pareti di granito formano uno squarcio nel cielo, macigni dalle forme particolari e fantasiose, pietre che nel silenzio della valle sembrano parlare e fare il coro al vento che si insinua fra di loro.
La caletta che si intravede al termine della valle sembra un quadro visto da lontano, un quadro il cui soggetto principale è un totem in legno che si perde fra le onde della baia, centrale ed essenziale come la vita che svolgono le persone che vivono stabilmente in questa natura rigogliosa.
Alcune grotte sono realmente abitate: con la discrezione di chi mette piede in casa di qualcun’altro è possibile scorgere negli anfratti tutto il necessario per vivere, tra cui brocche in vetro per l’acqua potabile disposte con cura all’ombra delle pietre, comodi giacigli per riposare e tutto il necessario per l’igene personale.
Giunti alla baia lo spettacolo è sensazionale. Il colore dell’acqua è verde smeraldo e i pesciolini fanno compagnia anche a riva sguazzando nell’ acqua trasparente e facendoti dimenticare del mondo, perchè ripeto, la Valle della Luna, è veramente nella migliore delle accezioni, un posto fuori dal mondo. Più di una persona consiglia di passarci la notte, in tenda. Alcuni affermano che la Valle della Luna può essere apprezzata veramente solo svegliandosi al mattino lì (ma forse anche questa è una leggenda) per guardare l’alba che si fà largo nella vallata. Noi in ogni caso, avevamo solo quel pomeriggio a disposizione e vogliamo raccontarvi la nostra esperienza.
La Valle della Luna ad oggi si distingue e soffre una dualità di prospettive, quelle appartenenti rispettivamente ai residenti e ai turisti di passaggio. Il contrasto è evidente e si respira nell’aria.
Da un lato bambini che giocano liberi, che chiedono se quella stessa sera potranno accompagnare il papà a raccogliere la legna per il fuoco o se potranno unirsi al gruppo per la caccia. Tanti cani, di tutte le razze e le misure, che si rincorrono allegramente, che fanno il bagno col proprio padrone e che aspettano il suo consenso per fare un tuffo. A destra della baia c’è un ottimo punto per tuffarsi, bisogna destreggiarsi fra i crateri formati dal mare nella roccia per arrivare in uno dei punti in cui l’acqua alta lo consente. Verso sera i leggendari hippies si affacciano sulla baia, gruppi di persone che sanno ascoltare il suono della natura che qui, e per un’istante solo qui, regna sovrana; persone che si preoccupano di attrezzare la Valle con piccoli cartelli e divieti che invitano i visitatori al rispetto del luogo e che lo rispettano in prima persona.
L’altra faccia della Valle della Luna sono i visitatori maleducati. Sono i turisti che urlano, che piantano l’ombrellone per l’intera giornata e che si appropriano della caletta. Sono quelle persone che gracchiano facendo un’eco che rimbomba nell’intera valle per rimproverare il proprio figliolo, o che non rimproverano il proprio figliolo quando gracchia facendo eco nella valle. Vi racconto un piccolo aneddoto alquanto esemplare.
La “Signora Pina” (nome di fantasia) si rivolge al marito: “Caro! Caro! Guarda che bell’acqua! Dai che ti faccio una foto! Tira i capelli all’indietro nell’acqua che sembri più bello e più giovane! Dai che la mandiamo in ufficio e li facciamo schiattare d’invidia!” – Una ragazza – evidentemente residente nella valle – lancia uno sguardo di sdegno alla Signora Pina apostrofandola: “Signora, la prego! Un minimo di contegno!”. La ragazza in questione, con uno sguardo d’intesa, ci tolse veramente le parole di bocca.
Erano le sei e mezzo ed il sole stava tramontando quando lentamente ci incamminammo fuori dalla valle. Era appena stato acceso il fuoco e disposto un grande calderone per la cena. Avremmo voluto passare la notte lì e toccare con mano cosa significa dormire nella valle per ammirare l’alba che nasce in quel piccolo mondo, e lo faremo prima o poi.
Nella Valle della Luna non ci sono “randagi” (per come li definiscono) e nemmeno malintenzionati. Nessuno vi ostacolerà se vorrete visitarla e nessuno vi darà fastidio o ruberà alcunché. Qualcuno ha scelto di passarci la vita intera, alcuni di dimorarvi per solo per un po’, ed un motivo c’è ma il mio racconto come gli altri difficilmente potrà rendere l’idea.
Sul web potete trovare facilmente il sito internet della Valle della Luna dove sono elencate le regole di comportamento e di rispetto del luogo e dove è inoltre specificato e sottolineato il libero accesso alla valle stessa. Le parole d’ordine vigenti sono rispetto, tolleranza e partecipazione, atteggiamenti che rimandano comunque al buon senso comune. Tenere pulita la valle, non gettare mozziconi di sigaretta e carta, rispettare le specie vegetali sono comportamenti che se tenuti da ogni visitatore contribuiscono a mantenere intatta questa meraviglia naturale e che nulla tolgono ad un’esperienza legata alla propria villeggiatura.
C’è una frase molto famosa di David Herbert Lawrence che mi è venuta in mente ripensando all’esperienza vissuta nella valle, ed è questa:
“La Sardegna è un’altra cosa: più ampia, molto più consueta, nient’affatto irregolare, ma che svanisce in lontananza. Creste di colline come brughiera, irrilevanti, che si vanno perdendo, forse, verso un gruppetto di cime… Incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definitivo. È come la libertà stessa”.
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