Durante una suggestiva passeggiata nella Valle dei Templi, non è possibile non fermarsi ad ammirare il Giardino della Kolymbetra, che si estende per cinque ettari proprio all’interno della Valle, situato com’è tra il Tempio di Castore e Polluce e quello di Vulcano. Impagabile passeggiare in mezzo alla vegetazione, accompagnati dal piacevole profumo dei frutti appartenenti alle molteplici specie di piante, alcune delle quali ad oggi non più coltivate.
Le origini del Giardino risalgono al 500 a.C. , all’epoca in cui i Greci colonizzarono la Sicilia. Diodoro Siculo narra che, in seguito all’arrivo di un ingente bottino di guerra (dovuto alla vittoria, nel 480 a.C., nella battaglia di Imera contro i Cartaginesi), il tiranno Terone ordinò la costruzione dei templi e degli ipogei, gallerie artificiali con la funzione di raccogliere le acque e convogliarle verso il bacino della Kolymbetra. Grazie a questo sistema di canalizzazione, i Greci riuscirono a creare un fiorente giardino ricco di piante mediterranee in quella che in precedenza era una terra arida. La denominazione di “giardino” risale al XII secolo.
Questo incantevole luogo, durante il XIX e il XX secolo, visse un periodo di grande splendore ma, purtroppo, negli ultimi decenni del Novecento, la Kolymbethra cadde in abbandono a causa della scomparsa dei vecchi contadini. Nel 1997, il FAI provvide tempestivamente al recupero della vegetazione, facendo sì che il Giardino diventasse “Il Parco Più Bello d’Italia” nel 2007 e nel 2009.
La Kolymbetra può essere suddivisa in cinque zone, in base alla tipologia di vegetazione: l’agrumeto, dove crescono arance, mandarini, limoni, pompelmi e clementine; il mandorleto-uliveto (qui non possono certo mancare mandorli e ulivi, che rappresentano la componente dominante di tutto il terreno della Valle); una zona, sviluppatasi in maniera spontanea, caratterizzata dalla presenza di piante tipiche della macchia mediterranea, che durante la loro evoluzione hanno sviluppato caratteristiche fisiologiche tali da permettere la sopravvivenza anche in situazioni di forte aridità; c’è poi la zona della vegetazione riparale, costituita da piante idrofile come la canna comune; infine quella ricca di vegetazione rupestre, le cui piante tendono a crescere su affioramenti rocciosi, affondando le proprie radici nelle fenditure della roccia.
Nei secoli, il giardino ha goduto di un notevole interessamento da parte del popolo: subito dopo la costruzione divenne infatti luogo di villeggiatura per i tiranni di Akragas (l’odierna Agrigento) e luogo d’incontro per tutti gli abitanti della città, dalle donne che vi si recavano per lavare i panni a chiunque volesse rinfrescarsi con le acque limpide della piscina. Anche poeti e scrittori del calibro di Luigi Pirandello, rapiti da tanta bellezza, hanno lasciato suggestivi ritratti del luogo.
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– B&B Etnachic, Trecastagni (CT)
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