Alle pendici dell’Etna, c’è un paesino pieno di storia, importante centro religioso sin dall’antichità: arroccato su un promontorio alle falde del vulcano, Valverde è circondato da rigogliosi agrumeti. Il Santuario della Madonna di Valverde e l’Eremo di Sant’Anna sono certamente le attrazioni principali
La fondazione del santuario Maria SS. di Valverde è tradizionalmente attribuita al brigante Dionisio, divenuto eremita in seguito all’apparizione della Madonna. La leggenda popolare racconta poi che nell’ultimo periodo della dominazione araba, intorno al 1038, un viandante di nome Egidio, proveniente dalla vicina città di Catania, era diretto ad Aci. Passando da Valverde, venne assalito da un brigante (Dioniso, appunto), probabilmente un ex soldato dell’esercito del generale bizantino Maniace. Una volta depredato il malcapitato, Dionisio, poco prima di ucciderlo, udì la voce della Madonna: «Dionisio, deponi quell’arma… e cessa questa vita di brigantaggio».
Il brigante non solo si fermò ma si convertì. La Vergine gli apparì altre tre volte. In seguito, si organizzò un pellegrinaggio insieme ai sacerdoti e ai fedeli di Aci, per indicare il luogo dove costruire il Santuario, con i soldi che questi aveva preso con le ruberie. La Madonna, secondo la leggenda, indicò anche la fonte d’acqua miracolosa, ancora oggi esistente, che si trova all’interno di una cavità proprio nei pressi del santuario.
Con l’ultima apparizione, nel 1040, avvenne il cosiddetto Prodigio del Pilastro: si racconta che, mentre era assorto a pregare, Dioniso vide un intenso raggio di luce e una nube, sulla quale vi era la Madonna attorniata da angeli. Quando la visione cessò, su un pilastro rimase impressa l’immagine di Maria, che oggi si venera: la sacra icona è ancora oggi visibile ed è il simbolo del paese.
All’esterno del Santuario, troviamo un portale in pietra bianca, sormontato dallo stemma dei principi Riggio, che qui sono sepolti. All’interno, importanti sono gli altari della Madonna del Rosario, della Madonna del Carmine, di San Nicola da Tolentino e della Sacra Famiglia, oltre al monumento sepolcrale di Luigi Riggio Branciforte e della moglie Caterina Gravina. L’icona della Madonna di Valverde si trova sul pilastro, in posizione central; in posizione decentrata, un altare dedicato.
Un altro monumento affascinate è senza dubbio L’Eremo di Sant’Anna: fondato nel 1751 da fra’ Rosario Campione, si trova a pochi metri dal Santuario di Valverde ma rientra nel territorio di un altro comune etneo, Aci San Filippo, ed è a ridosso di una collina, da cui si domina parte della costa ionica. L’Eremo nasce attorno a una comunità agricola, che ancora oggi si occupa amorevolmente degli orti, fonte di guadagno di alcune famiglie del luogo.
L’impianto originale era composto da una chiesetta immersa nella vegetazione, a cui si aggiunse in seguito una grande cisterna per la raccolta delle acque. Molto bella è la pavimentazione, sia esterna che interna, grazie alle ceramiche di pregio di Caltagirone. L’altare maggiore è in rame e cesello, con intarsi di marmi policromi. Dopo il 2005, con la morte dell’ultimo eremita, l’eremo restò disabitato per qualche anno, fino all’insediamento di un gruppo di suore carmelitane.
Se si vuol visitare l’eremo e rivivere l’atmosfera di pace e serenità di un tempo, basta chiedere alle suore, che sono molto disponibili e gentili; loro vi accompagneranno nei luoghi più interessanti e soprattutto nel magnifico chiostro e nel rigoglioso giardino, attraversato da viali di imponenti cipressi. Nella chiesa si possono ammirare alcune tele, tra le quali una che rappresenta la Madonna con il Bambino e sant’Anna.
Valverde, oltre a essere un centro religioso, nasconde altri tesori, come il Museo delle Conchiglie della collezione di Franco Marescotti, situato accanto al santuario, in una dimora storica che conserva una collezione unica al mondo. Il museo è intestato all’Architetto Francesco Marescotti, che per molti anni ha raccolto migliaia di conchiglie in giro per il mondo. Negli anni ’80, la collezione è stata acquistata dal Comune di Valverde e oggi costituisce il fiore all’occhiello del paese etneo.
Per chi è interessato ai percorsi enogastronomici è immancabile la visita alla Masseria Carminello, a pochi passi dal santuario. Vi si accede da un viale di bellissimi cipressi e qui si possono riscoprire i prodotti tipici della terra di Sicilia, nonché degustare i vini più importanti doc e Igp dell’ intera isola.
Periodicamente vengono organizzati eventi chiamati, in dialetto siciliano, “Tavule Cunzate”, durante i quali si potranno provare le ricette tipiche delle borgate marinare sparse nella sottostante Riviera dei Ciclopi. Grazie a questi piatti (molti dei quali di origine araba), il visitatore può rivivere la storia della terra di Sicilia. La masseria dispone anche di una bottega di prodotti tipici, chiamata Bedduviddi, che propone un cammino tra i sentieri dei perduti sapori e degli antichi odori, tra tradizione e cultura.
Durante le tavole cunzate, ci si può emozionare riscoprendo la zuppa di lenticchie nere di Leonforte, u sfiziu ragusanu, i filetti di alici alla siciliana, a capunatina, il formaggio Cosacavaddu Ibleo, servito al tagliere con abbinamenti di miele e marmellate Bedduviddi, la zuppa di cicerchia ennese con lardo e pancetta, l’insalata di arance siciliane e aringhe affumicate, la mortadella d’asina di Chiaramonte Gulfi, il capuliato di peperoncini piccanti e melanzane, funghi, pomodori secchi e olive. Il falsomagro (o fassumauru). L’arancino di ricotta fresca e piacentinu ennese D.O.P., arancino dalla forma cilindrica composto da due strati di riso di Leonforte: uno con zafferano e menta selvatica, l’altro con ricotta fresca, prezzemolo e pepe nero, con al centro l’aggiunta di fonduta di u cannoli ca ricotta.
Per chi vuole pernottare a Valverde, a pochissimi passi del santuario e dalla Masseria Carminello, troviamo una dimora storica nobiliare, Villa Etelka, oggi trasformata in B&B. Il visitatore può soggiornare nelle lussuose camere della villa, che risale al XVIII secolo e apparteneva ai Principi Grimaldi. Con la sua terrazza vista mare, è immersa nel verde di un giardino di macchia mediterranea e gode di una posizione panoramica che domina la Riviera dei Ciclopi, da dove si possono ammirare i Faraglioni di Acitrezza, che la leggenda narrata nell’ Odissea racconta essere stati scagliati in mare dal gigante Polifemo contro Ulisse, dopo averlo accecato con uno stratagemma.
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