Ho abitato per tantissimo tempo a Ferrara ed ancora ci ritorno con una certa frequenza dalla provincia, ma la città non finisce mai di ‘svelarmi’ quasi con femminile discrezione parti di sé a me ancora sconosciute.
Mi trovo infatti vicino al Cimitero Ebraico ed arrivo di fronte all’austero ‘portale’ pensando che lì finisca la strada. Ed invece, proseguendo lateralmente per un tratto sterrato mi ritrovo in un vasto e verdissimo spazio.
Qui l’Associazione PIV ha promosso un incontro selezionando un gruppo di Donne produttrici di vino.
L’impressione è quella di trovarmi in una rappresentazione teatrale avente per palcoscenico un bellissimo giardino e per attrici protagoniste queste donne che desiderano ed amano parlare della realtà a loro particolarmente cara, il vino appunto.
Un palcoscenico che ci riserva anche riflessioni ‘pensose’ di antropologia ma, come in ogni opera teatrale, tutto parte dalla narrazione, dalle storie incredibilmente interessanti di donne che hanno saputo affermarsi con grande determinazione (lottando non poco, ogni giorno, con il forte stereotipo viticoltore= maschio) mettendo in gioco tutto se stesse, la propria intelligenza, passione, la propria ‘femminilità’ per produrre, in stretta comunicazione-relazione con la Madre Terra, del gustosissimo vino ritenuto da qualcuna di loro quasi alla stregua di una propria ‘creatura’.
L’antropologa asseconda in qualche modo associazioni così impegnative parlando della figura, nella storia e nei millenni, della Donna-Femmina, della Donna-Dea-Regina temuta e venerata dagli uomini per secoli in molti luoghi della terra.
Anch’io mi lascio coinvolgere da questa strana rappresentazione e, con la fantasia, immagino lì presente con noi la nostra amata Lucrezia Borgia, particolare amante del buon vino che chiede prontamente al medico ducale non appena “la febbre l’ha lassata, dio gratia” .
Sì, Lucrezia si sarebbe trovata benissimo, penso, in compagnia di queste Donne che tanto hanno fatto e tanto si sono appassionate per produrre il miglior vino e farlo poi conoscere a persone amanti, come loro, delle cose buone.
Ma ormai sta calando il sipario ed è il sole di Ferrara a deciderlo, con il suo bellissimo tramonto. La rappresentazione si conclude così con una degustazione non solo olfattiva ma anche visiva, circondate come siamo da bellissimi acquerelli ‘vinarelli’ ottenuti con pigmenti di vino dall’artista piacentina Maurizia Gentili ed originalissime etichette (realizzate col recupero di varie forme di bottoni) di Cassandra Wainhouse.
E con la conclusione dello ‘spettacolo’ gli applausi doverosi ad Arianna Fugazza e all’Associazione culturale PIV di Ferrara, a Lucia Galasso e soprattutto a tutte le produttrici che ci hanno letteralmente ‘deliziato’ con i loro racconti e le loro straordinarie storie di vita!
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