“Ogni anno attendiamo che arrivi dalle zone della Groenlandia e dalla Siberia un mito. È la beccaccia. Noi la chiamiamo la regina della caccia. La sua coda ha delle macchie bianche e potrebbe somigliare a una corona. Poterla osservare è un vero privilegio e anche i cacciatori ne hanno grande rispetto, perché stupisce col suo comportamento. Essa infatti è capace di ritrovare non solo la stessa zona dell’anno precedente ma, addirittura, lo stesso albero su cui aveva nidificato. Arriva a novembre e si ferma fino a febbraio inoltrato e poi riparte”.
A testimoniare la grande passione per gli uccelli e per il nostro territorio è Cesare Pellegrino, esperto cacciatore ma amante della natura:
“La stagione dell’autunno è tra le più ricche per ciò che riguarda l’arrivo, nella Sicilia orientale, di volatili che vengono a svernare; è un’esperienza davvero emozionante poter assistere al loro arrivo. Tra gli uccelli più spettacolari per le loro caratteristiche – continua Pellegrino – vi è il Martin Pescatore. È dotato di un volo sempre rapido e uniforme, che gli permette di fendere l’aria in linea retta e di rimanere parallelo al corso del fiume, di cui segue le tortuosità senza mai allontanarsi dall’acqua. A causa delle piccole zampe, si limita a saltellare su qualche pietra o qualche palo e non cammina mai sul terreno.Ottimi luoghi di avvistamento sono poi le nostre cave, come Cava Ispica e Cava Martorina dove, in autunno, aspettiamo anche il tordo. Ne arrivano tre specie: il bottaccio, il sassello e la tordella.
Tra gli animali che si possono osservare nelle nostre cave, segnalo anche la presenza, da qualche anno, della martora, avvistata a Cava Martorina. Si tratta di un animale che somiglia alla faina ma se ne differenzia per la caratteristica macchia giallastra. Vive sugli alberi grazie alla conformazione del suo scheletro, la potenza dei suoi arti posteriori, la lunga coda adatta a bilanciare il movimento e le clavicole ben sviluppate. Si tratta di un mustelide di medie dimensioni, di corporazione snella e allungata, con zampe corte e cinque dita munite di artigli, testa piccola e muso appuntito. Le orecchie sono di forma triangolare e appaiono relativamente grandi. Il pelame, bruno scuro, presenta una grande macchia giallastra nella regione della gola. In passato era anche facile poter osservare la vita dei conigli selvatici. Oggi è davvero raro. Questa specie ha infatti contratto la mixomatosi, una malattia che l’ha praticamente decimata”
Ma da cosa dipende l’arrivo dei volatili nella Sicilia orientale? A rispondere è l’esperto Valerio Cappello: “Tutto dipende dal livello dell’acqua. Negli anni più secchi, i primi segnali migratori si possono notare già dal mese di luglio e si protraggono finché l’acqua dura. Negli anni meno secchi, assolutamente spettacolari i mesi di agosto e settembre, anche grazie al fatto che la stagione di caccia è ancora chiusa, almeno per quello che riguarda i pantani di Longarini e Cuba, veri e propri tappeti di limicoli e gabbiani, con assembramenti di migliaia di esemplari: in uno stesso giorno, sono stati contati sino a 300 gabbiani rosei, 150 albastrelli e 500 cavalieri d’Italia; senza, ovviamente, voler considerare le migliaia di altre specie presenti.
Tra le chicche autunnali, si cita anche la pittima minore, rara ma regolare. Altre rarità, il gambecchio frullino, la garzetta gulare e l’anatra marmorizzata. Più cospicua che in primavera, poi, la presenza di sterne maggiori. E poi spatole, mignattai e cicogne bianche e nere. La seconda metà di settembre è poi davvero spettacolare per i rapaci: prevalenti i falchi di palude, i pecchiaioli e le albanelle minori. Con molta fortuna potrebbe anche venir fuori la rarità: a Longarini, in ottobre, è riportata l’osservazione di un’aquila anatraia minore. E poi d’inverno inizia lo spettacolo! Tutti gli anatidi europei classici vengono a svernare qui: a Vendicari, particolarmente significativo è lo svernamento delle volpoche, ma anche di moriglioni e fischioni
Una citazione a parte la meritano invece i gabbiani: già dal mese di settembre, in tanti si affollano sulle fasce costiere. Facili la beccaccia di mare e il piovanello tridattilo sulla battigia. Per la cronaca vi dico che sulla spiaggia del Maganuco, nel periodo invernale, il sottoscritto ha anche osservato il primo gabbiano sghignazzante italiano (1996)“
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