Solo un anno fa, Milano attendeva 2 mila partecipanti al Cyclopride, la Giornata dell’orgoglio in bicicletta: sorprendentemente, la città meneghina ne dovette ospitare oltre 10 mila. E così, la seconda edizione del Cyclopride, che si terrà l’11 maggio prossimo, rilancia: due città e obiettivo 20 mila partecipanti.
“Chi pedala cambia il mondo dolcemente”: è questo l’incipit del Manifesto della bicicletta, presentato a Milano il 7 aprile, durante il lancio della seconda edizione del Cyclopride Day. Ma cambiare il mondo dolcemente, non significa farlo a passo di lumaca: come i numeri del Cyclopride dimostrano, l’abitudine ad attraversare i nostri centri urbani in bici è aumentata, negli ultimi anni, in maniera esponenziale.
Una pedalata libera, aperta a tutti e tutte, lunga sedici chilometri. Andare in bici non significa solo affermare uno stile di vita sostenibile, ma anche una visione etica del mondo: durante il Cyclopride, il cui percorso è adatto sia agli esperti che agli amatori, tutto è gratis e sono assolutamente vietate le discriminazioni di sorta.
Ma – i cicloamatori puri e duri lo sanno bene- c’è una notevole differenza, nel nostro Paese, fra le città del meridione e quelle del settentrione: forse per tradizione, ma anche per incuria delle istituzioni, le città del Sud sono sprovviste, generalmente, di piste ciclabili adeguate. Va un po’ meglio alle città del Centro e del Nord, spesso complice la struttura piana del centro storico.
Per questo motivo, il Cyclopride si svolgerà per la prima volta anche a Palermo: per ribadire come tutti gli italiani che amano andare in bici, dalla Sicilia alla Lombardia, da Sardegna all’Emilia Romagna, abbiano diritto ad avere delle infrastrutture adeguate.
“La bici –ha spiegato Ercole Giammarco, “papà” del Cyclopride -cambia il mondo dolcemente, senza danneggiare nessuno, ma anzi, migliorandolo, ripulendolo, risparmiando. La tendenza, e non solo nelle grandi città, va verso l’uso sempre più frequente della bici: tant’è che il 2013 è stato il secondo anno in cui, anche in Italia, si sono vendute più bici che macchine”.
Aderire alla manifestazione è facilissimo: anche chi non può partecipare fisicamente alla manifestazione, può comunque farlo firmando il manifesto.
Questo è il testo del Manifesto – Le ragioni del Pedalare:
- Chi pedala… cambia il mondo dolcemente, senza danneggiare nessuno
- Chi pedala… rispetta ciò che ha intorno. La bicicletta ingentilisce la città, entra in punta di piedi nel paesaggio, non si impone, non fa rumore, non sporca l’aria, non occupa spazio
- Chi pedala… sta bene. Si tiene in forma, evita lo stress e i problemi legati alla vita sedentaria.
- Chi pedala… ha equilibrio. Impara a misurare le forze, perché accelerare costa fatica
- Chi pedala… conosce meglio il luogo dove vive. Si sposta senza perder tempo, non ha l’assillo del traffico e del parcheggio, vede meglio ciò che lo circonda. Da solo o in compagnia scopre un mondo di libertà e di bellezza
- Chi pedala… risparmia e fa risparmiare la collettività. Una bici ha il prezzo di due pieni, non ha bisogno di carburante, non paga bollo e assicurazione. Le piste ciclabili costano meno delle strade per le automobili, e hanno costi di manutenzione inferiori
- Chi pedala… crea lavoro, nelle aziende artigiane che costruiscono bici, nelle officine che le riparano e nel mondo del turismo verde, che fiorisce in molte nazioni e potrebbe aiutare anche la nostra economia
- Chi pedala… migliora il proprio carattere. Impara a ridere degli acquazzoni, e allo stesso modo a sopportare piccole avversità e contrattempi
- Chi pedala… non lascia niente dietro di sé e guarda avanti. Sa che ogni bicicletta in più e ogni macchina in meno rendono il traffico più sicuro e la città più bella, e ha fatto la sua scelta
- Chi pedala… ha bisogno di poco. Un telaio, due ruote, qualche ingranaggio, un po’ di manutenzione: solo i chilometri sono illimitati.
Infine, una regola di “appendice”, per ricordare anche al cicloamatore che ci sono delle regole stradali, valide per tutti:
Chi pedala… deve rispettare le regole del traffico e della convivenza civile. Se non lo fa, sbaglia.
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