Anche il cantautore Vinicio Capossela, amante delle tradizioni rurali e del folclore, è stato ispirato ed è rimasto affascinato dalla Festa della Gioia o dell’Uomo Vivo a Scicli, tanto da scriverci una canzone e tornarci spesso.
Un festeggiamento puramente siciliano, misto di sacro e profano, che avviene nel giorno di Pasqua e definito dall’artista come: “Un rito di passione, fede, paganesimo e gallismo, tutto insieme”.
Con questa celebrazione sacra, si festeggia la resurrezione di Cristo, attraverso la statua dello scultore Benedetto Civiletti, che viene fatta uscire dalla chiesa di Santa Maria La Nova per l’occasione. La festa lascia stupiti i turisti che non l’hanno mai vissuta, perché i credenti attendono in silenzio la rinascita di Gesù e, dal momento della sua uscita dall’edificio sacro, un forte boato e le urla rompono l’atmosfera seriosa.
Per tutto il giorno una folla di giovani fa ondeggiare avanti e indietro, ballare, girare, saltare la statua dell’Uomo Vivo, chiamato dagli sciclitani “U Gioia”. Per le vie della città la folla grida “Evviva!” e “Gioia!” e petali di fiori vengono tirati dai balconi al passaggio della statua in processione, creando un’atmosfera irripetibile, carica di profumi, voci ed odori oltre che di sacralità.
Verso le ore undici, dalla chiesa di Santa Maria la Nova esce la processione del Venerabile, cioè del SS. Sacramento. Secondo il rito ,sono i ragazzi che devono prendere l’opera all’interno della chiesa e trasportarla in giro urlando “Gioia! Gioia! Gioia!”. Un ritmo frenetico, al suono di marce, travolge il centro storico fino alla sera.
La statua lignea del Cristo Risorto è della seconda metà dell’800. Vinicio Capossela ha scritto la canzone “L’Uomo Vivo”, che fa parte dell’album Ovunque proteggi, dopo aver vissuto quest’esperienza.
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