Green economy in Italia: medaglia d’oro al Trentino, ultimo posto per la Sicilia

E’ il Trentino Alto Adige, la regione più green d’Italia. A dirlo sono i dati di Fondazione Impresa che, ogni anno, incrocia una serie di fattori importanti per capire la qualità delle politiche, degli investimenti e dei progetti green nelle regioni del nostro territorio.

L’Indice di Green Economy 2013 di Fondazione Impresa prende in esame 21 indicatori fra i quali l’energia, l’agricoltura biologica, i trasporti, l’edilizia, le imprese e i prodotti, i rifiuti e il turismo sostenibile: incrociando i risultati dei dati di Istat, Enea e Terna, i ricercatori possono stabilire a che livello di sviluppo verde sono approdati le diverse zone dell’Italia.

Trentino Alto Adige: la regione più green d’Italia

I risultati generali. Le buone notizie non mancano: in Italia, in generale, il livello di sviluppo di attività verdi nei vari ambiti considerati è cresciuto rispetto al 2012. In particolare è aumentata la produzione di energia dalle fonti rinnovabili, si è allargata la quota di terreni coltivati biologicamente e il numero degli operatori del bio, così come le aziende agricole che hanno adottato il marchio. Sono cresciuti i rifiuti riciclati rispetto a quelli che finiscono in discarica: inoltre c’è stato un sensibile sviluppo delle attività di turismo sostenibile e del cicloturismo, in particolare in provincia.

Le regioni vincenti. Oltre al Trentino Alto Adige, le regioni con i migliori punteggi sono Umbria e Marche. Segue al quarto posto la Toscana, l’Emilia Romagna e il Veneto. Fra Trentino e Umbria, tuttavia, il distacco è notevole: segno che la regione del nord est ha spiccato un vero e proprio balzo in avanti. La sezione media della classifica è occupata al settimo posto Piemonte, seguito dall’Abruzzo all’ottavo, dal Friuli Venezia Giulia al nono e dalla Valle D’Aosta al decimo. Infine la Sardegna all’undicesimo posto, seguita da Basilicata, Lombardia e Calabria.

Le posizioni peggiori. Nella parte bassa della classifica spiccano Liguria al quindicesimo posto, Molise e Puglia. Ma sono Lazio, Campania e Sicilia ad ottenere gli ultimi tre posti della classifica, confermando un trend già in evidenza negli ultimi anni.

In generale, le regioni meridionali collezionano punteggi notevolmente più bassi del resto d’Italia: fanno eccezione l’Abruzzo che, rispetto al 2012 migliora la sua performance di 5 posizioni e, in parte, Basilicata e Sardegna. Tutte le regioni del sud, però, collezionano punteggi negativi rispetto al 2012.

Allo stesso tempo, nella parte bassa della classifica, le eccezioni sono rappresentate dalla Liguria e dal Lazio che, malgrado i buoni risultati delle proprie macroregioni, si aggiudicano un basso punteggio in tutti i settori della green economy. Il Lazio, in particolare, si discosta molto da altre regioni del centro.

I migliori risultati vanno al nord che, però, deve fare a gara con le regioni del centro. Dopo la notevole performance del Trentino, infatti, le migliori prestazioni sono associate a 4 regioni del centro. Miglioria notevolmente il Veneto al sesto posto, che guadagna 4 posizioni rispetto al 2012 e il Piemonte, al settimo, che ne guadagna una.

Lo sviluppo green. I settori che risultano più implementati nelle regioni del nord sono quello edilizio, il settore dei rifiuti e della differenziata, quello della riqualificazione energetica di ambienti ed edifici. Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia hanno ottenuto un vero e proprio record per lo sviluppo della differenziata, in particolare nei piccoli comuni.

Vanno male l’agricoltura bio e gli alloggi agro turistici, più sviluppate al centro Italia che al nord. Nelle regioni meridionali, invece, è il settore dell’energia rinnovabile ad andare generalmente meglio, insieme a quello dell’agricoltura biologica.

Un vero e proprio smacco è quello della Sicilia: sono pochissime i settori green che hanno ottenuto punteggi migliori rispetto al 2012. Insieme a Basilicata e Calabria ha il primato per numero di imprenditori del biologico e per superficie agricola destinata alle colture e allevamenti bio. Altro elemento a favore della Sicilia è il basso livello d’inquinamento: i risultati migliori per basse emissioni vanno infatti alla Campania, alla Basilicata, alla Calabria, alla Puglia e, appunto, alla Sicilia, con valori inferiori a 2 tonnellate di CO2 pro-capite.

Il resto degli indicatori vede un tonfo dell’Isola: bassissimi punteggi nel settore energia e dei certificati bianchi, bassi nel settore della qualità ambientale dei prodotti. In particolare, il fotovoltaico residenziale installato con il Conto Energia appare raro.

Ma a preoccupare davvero i siciliani, dovrebbero essere i punteggi nel settore turistico: 1,1 alloggi agroturistici ogni 10 mila arrivi, pochissimo per una regione che dovrebbe fare, dell’eco turismo, un’arma vincente.