Acquistare cibi prodotti in modo naturale, da aziende a chilometro zero che abbracciano la sostenibilità e la tutela delle risorse ambientali: non sempre tutto questo è possibile, per questioni di praticità, economiche o, semplicemente, per mancanza di tempo. Ma con Tacatì, un sistema di e-commerce che mette in rete le realtà agricole locali, mangiare di gusto senza pesare sull’ambiente è possibile, grazie al vademecum per una spesa sostenibile in 6 mosse.
Tacatì è stato creato nel 2012 da Stefano Cravero e Giulia Valente: ha sede a Cagliari e uffici anche in Piemonte. La filosofia di base è quella di aiutare la promozione delle aziende locali e delle piccole produzioni, più rispettose del territorio e delle tradizioni in materia gastronomica: una rete che permette a consumatori e produttori di interagire on line. I venditori possono così trovare nuovi clienti, mentre i consumatori possono ricevere i prodotti che preferiscono, dalla bottega di fiducia, con consegna a casa, o in ufficio: è Tacatì che si occupa di tutto. Qualsiasi bottega, azienda o negozio può affiliarsi, purché rispetti i criteri di base di una produzione alimentare sostenibile per l’ambiente e per gli esseri umani.
Il Vademecum. Ma Tacatì non si limita solo a mettere in rete produttori e consumatori, ma fa anche informazione: per chi non può o non vuole usare il sistema on line, c’è il vademecum per una spesa sostenibile in 6 mosse.
1. Promuovere filiera corta e chilometro zero. Gli alimenti che viaggiano per chilometri sulle nostre strade, lo fanno prevalentemente su gomma: oltre a non arrivare freschi sulle nostre tavole, spesso perdendo le proprietà nutritive, contribuiscono alla gran parte dell’inquinamento atmosferico. Scegliere prodotti locali significa non solo tagliare drasticamente i livelli di CO2: ma anche ridurre sprechi e rifiuti come gli imballaggi. Inoltre, aiuta i piccoli produttori a non essere schiacciati dalla grande distribuzione che, producendo cibo in maniera intensiva, è nettamente favorita sul piano commerciale. Tacatì promuove la cultura del mangiare bene e locale, scegliendo rigorosamente prodotti il più possibile vicini al consumatore.
2. Comprare nelle botteghe e dai piccoli commercianti. Aiutare i piccoli commercianti significa anche tagliare sprechi che spesso non consideriamo: il piccolo produce solo quello che vende, o poco più, evitando di far marcire il cibo come spesso avviene nei supermercati. Secodo i dati di One Planet Food del WWF, oltre il 40% dello spreco di cibo avviene in fase di distribuzione, e toccando punte del 50%: meta del cibo prodotto viene buttato senza essere consumato. Anche l’inquinamento ne risente: in Europa, ogni anno, si sprecano 89 milioni di tonnellate di cibo, che producono a loro volta 170 milioni di tonnellate di CO2 a vuoto. I piccoli commercianti, inoltre, producono solo cibi freschi, preparati sulla base di tradizioni antiche, cosa che aiuta a preservare anche la cultura dei luoghi che abitiamo.
3. Acquistare on line con consegna a domicilio. Anche se a una prima lettura non sembrerebbe, il sistema acquisto on line-consegna a domicilio aiuta a ridurre le emissioni di CO2. Ricevere la spesa a casa, senza fare chilometri a vuoto, con un servizio “di gruppo” che viaggia su percorsi più brevi possibile, significa evitare di aumentare l’inquinamento: secondo i dati dell’Inrix, che si occupa di informazioni sul traffico a livello internazionale, l’Italia è all’11esimo posto in Europa per indice di traffico. Nel solo 2012 gli automobilisti italiani hanno trascorso in media 22 ore in coda, respirando ed emettendo CO2. L’e-commerce, inoltre, previene anche altri tipi di sprechi collaterali al processo di acquisto degli alimenti, come le fatture cartacee.
4. Acquistare solo prodotti di stagione. Anche consumare cibi di stagione riduce la CO2, evitando gli alimenti che arrivano da lontano o prodotti in serra. I sistemi di produzione industriali che producono alimenti anche fuori stagione lo fanno sfruttando la terra con metodi intensivi di coltivazione, inquinando le acque con pesticidi e fertilizzanti. Inoltre, comprare solo ciò che è di stagione consente un notevole risparmio economico.
5. Sostenere i produttori locali. Comprare il cibo proveniente da piccoli produttori locali vuol dire anche abbattere notevolmente i costi che i passaggi intermedi implicano: prezzi migliori per noi e maggiore guadagno per chi lavora. Inoltre, i piccoli produttori sono più rispettosi del terreno che coltivano, perché fonte unica di sostentamento: stessa cosa vale per gli allevatori. Tacatì selezione solo ciò che proviene dalle piccole produzioni del territorio, che vengono rigorosamente controllate.
6. Preferire i cibi biologici e biodinamici, i prodotti sfusi e quelli alla spina. Consumare prodotti provenienti da agricoltura biologica senza acquistare il packaging fa bene in ogni senso: alla salute, all’ambiente e al portafogli. I prodotti biologici e biodinamici scludono assolutamente l’uso di fertilizzanti e pesticidi che fanno male alla salute, oltre a contaminare le risorse idriche, e la coltivazione intensiva viene limitata al minimo possibile,rispettando i tempi naturali di crescita e maturazione. Inoltre elimina costi non visibili, come quelli per gli imballaggi e per la pubblicità.
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