Nell’era in cui una parte delle aziende prende coscienza del proprio impatto sull’ambiente, la gran parte delle imprese, piccole o grandi che siano, continua a inquinare e a sprecare risorse, restando del tutto indifferente alle emergenze ambientali. Per questo, accanto a premi e riconoscimenti per quelle imprese che investono nella riduzione delle proprie emissioni o nell’efficienza delle proprie strutture, ce n’è anche uno per le aziende che hanno commesso le peggiori violazioni ambientali.
Il Public Eye Awards è stato ideato da Greenpeace e dalla Dichiarazione di Berna, un’Ong che si occupa di sviluppo solidale: l’obiettivo è fare luce sulle peggiori azioni contro l’ambiente e gli esseri umani, commessi da compagnie internazionali e nazionali, consegnando un premio per chi inquina di più o viola i diritti umani. Tutti possono votare la peggiore azienda, scegliendola tramite il web.
La rosa di nomi fra cui scegliere è stata stilata da varie associazioni ambientaliste internazionali e Ong, e poi valutate dall’Università di San Gallo: da 19 nomi di imprese si passa alle peggiori otto, che dovranno essere votate dagli utenti. Per ogni azienda candidata sono disponibili informazioni sulla storia, le violazioni ambientali o dei diritti umani, e un appello agli amministratori delegati in cui si chiede conto delle azioni portate avanti.
Il voto sarà aperto fino all’inizio del World Economic Forum 2014 (WEF), mentre l’annuncio dei vincitori sarà dato il 23 Gennaio 2014 durante una conferenza stampa del WEF da Kumi Naidoo, membro della giuria e direttore esecutivo internazionale di Greenpeace. Ma vediamo nel dettaglio di cosa si occupano le aziende nominate a diventare le peggiori inquinatrici del 2014.
Eskom. E’ la compagnia elettrica pubblica del Sudafrica, fondata nel 1923 dagli Afrikaans, ovvero i coloni bianchi provenienti dall’Europa. E’ il più grande produttore di energia elettrica di tutta l’Africa, la settima utility al mondo in termini di capacità e la nona in termini di vendite. Eskom possiede 19 centrali a carbone, molte delle quali in zone non conformi con l’ Ambient Air Quality Standards del Sud Africa. Tuttavia, Eskom afferma che non possiede i fondi necessari per conformarsi alle norme minime di emissioni: la società è stata spesso oggetto di esenzioni dalle norme che fissano gli standard ambientali.
FIFA. La Fifa sta causando dei veri e propri disastri in termini di diritti umani, pur di arrivare a costruire i Mondiali del 2014 secondo i piani: centinaia e centinaia di persone sono state sfrattate dalle zone del Brasile che sono e saranno oggetto di lavori. Per creare le nuove strutture per le partire, le 12 città ospitanti vedranno un notevole aumento della povertà. Inoltre, la FIFA si rifiuta di creare accordi e partnership con i produttori locali, che non avranno nessun vantaggio dalle competizioni del 2014: venditori e ambulanti sono stati allontanati e hanno divieto di accesso nel raggio di 2 chilometri dalle strutture.
Gap. Gigante della moda che acquista prevalentemente dal Bangladesh, Paese in cui è avvenuta la tragedia del crollo del Rana Plaza: 1.100 operai vittime della totale indifferenza verso i minimi standard di sicurezza. Da quella data, molte aziende hanno firmato l’Accord on Fire and Building Safety, per il rispetto dei diritti dei lavoratori nelle fabbriche tessili: Gap si rifiuta di farlo. In alternativa propone un suo programma aziendale sulla sicurezza, non controllato da nessun organo indipendente né vincolante per i manager.
Gazprom. Il colosso russo del gas è noto per le violazioni ai diritti ambientali: quella che ha fatto più scalpore è stata l’installazione della piattaforma di perforazione petrolifera, laPrirazlomnaya, nel ghiaccio dell’Arctic Sea Pechora. Malgrado la compagnia dica di essere pronta a fronteggiare le emergenze derivanti dalla perforazione del ghiaccio artico, molte organizzazioni internazionali e associazioni sostengono che l’azienda russa non abbia nessuno applicato nessuno standard di sicurezza.
Glencore Xstrata. Un operatore commerciale poco conosciuto ai non addetti ai lavori, ma di dimensioni enormi: commercia in carbone, petrolio, rame, zinco, piombo, alluminio, leghe metalliche, cereali e semi oleosi. Negli anni si è macchiato di gravi violazioni dei diritti umani: nelle zone di estrazione, popolazioni locali e indigeni vengono allontanati anche in modo violento, per far posto ai cantieri. Sfrutta miniere situate prevalentemente nel Sud America, luoghi in cui dispone anche di gruppi armati: grazie agli accordi con vari governi corrotti, ha potuto inquinare terre e risorse idriche senza nessuna conseguenza e negando sfacciatamente ogni responsabilità.
HSBC. La HSBC Holding è uno dei più grandi gruppi finanziari al mondo: il primo istituto di credito europeo per capitalizzazione, con 157,2 miliardi di euro. In termini di asset la banca è la seconda azienda globale: la sua influenza va dall’Europa alla Malesia, all’Indonesia e alla Liberia, luoghi in cui sono stati documentati gravi casi di land grabbing e violazioni dei diritti umani. Inoltre, i clienti pià importanti sono la Sime Darby e la Wilmar, due compagnie petrolifere note per le ripetute violazioni dei diritti umani.
Marine Harvest. La più grande azienda la mondo per l’allevamento dei salmoni, con sede principale in Norvegia: qui la compagnia ha un profilo di tutto rispetto in termini di rispetto dei diritti umani e delle norme ambientali, ma in Cile ha creato disastri naturali e gravi conflitti sociali a causa delle sue politiche commerciali irresponsabili. La Marine Harvest ha escluso completamente i pescatori dal settore dei salmoni, inquinando le risorse idriche e l’aria. Ultimamente pare che la compagnia sia pronta per sfruttare un nuovo paradiso del mondo, la Patagonia.
Syngenta/Bayer/BASF. Tre società multinazionali legate fra loro che producono e vendono pesticidi altamente tossici: le loro attività stanno uccidendo api e altri impollinatori indispensabili per la biodiversità, l’agricoltura e la produzione alimentare mondiale. Grazie all’uso dei pesticidi hanno una posizione di dominanza sul mercato, arrivando a controllare completamente il sistema industriale di produzione alimentare. Quando la Commissione europea ha vietato alcuni pesticidi e chiesto un piano per la tutela delle api, le 3 multinazionali le hanno fatto causa. Nel frattempo svolgono a pubblicità ingannevole, greenwashing, lobbying aggressivo e pressioni sulle istituzioni politiche e sulle organizzaizioni internazionali.
Per votare il peggior killer dell’ambiente e dei diritti umani, c’è tempo fino al 23 gennaio: nella classifica provvisoria attualmente si piazza al primo post Gazprom seguita da FIFA e Syngenta, Bayer, BASF.
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