Una costa, un viaggio, un documentario interattivo. 423 miglia di litorale (720 chilometri) fatto di bellezze naturali, culture e piccoli centri urbani che si affacciano sul mare. Un pedalò per osservare la costa pugliese da un diverso punto di vista. Il racconto di un viaggio che diventa documentario e che restituisce allo spettatore lo sguardo che dal mare si volge alla costa.
Tutto questo è Apulia Slow Coast. Un viaggio sui generis alla riscoperta del territorio costiero pugliese. Il ruolo di protagonista è interpretato da Michele Guarino, “viaggiatore barbuto”, come viene definito, che ha intrapreso questo progetto con spirito innovativo e mezzi inconsueti, con nuove prospettive e nuovi approcci. Un viaggio in pedalò raccontato attraverso live blogging, reportage fotografici e video diari che confluiranno all’interno di un documentario finale, cui affidare l’intera narrazione del progetto e il racconto completo della traversata.
Michele è partito il 25 agosto da Marina di Lesina ed ha terminato il suo coast to coast l’8 settembre quando è tornato a Marina di Ginosa, Taranto, passando per 15 tappe, 25 miglia a tappa, e per tante storie. Il viaggio è stato occasione di dialogo e confronto con ospiti che si sono alternati a bordo del pedalò per brevi traversate e che hanno condiviso, pedalando, esperienze significative legate alla Puglia e al suo litorale, raccontando il loro pezzetto di costa con le sue meraviglie, le sue contraddizioni, le sue ferite, i suoi abitanti.
Il Daily Slow ha fatto una bella chiacchierata con Michele, l’architetto pedalatore.
Come è nata l’idea di un viaggio in pedalò? Qual è stato il budget di partenza e le donazioni?
“A novembre dell’anno scorso ero davanti al pc. Avevo voglia di uscire e vedere la Puglia da un altro punto di vista. Sono un velista, quindi conosco le coste, ma in barca a vela le vedi distanti, io volevo ammirarle da più vicino e quello che vedi è diverso, c’è tanta cultura in questo viaggio. Il progetto è autoprodotto e autofinanziato. Il denaro lo abbiamo messo noi e non ci guadagneremo un euro. Questa è stata un scelta ben precisa, non era nostra intenzione riempire il pedalò con stikers di sponsor proprio. Abbiamo avviata una campagna di crowdfunding su Indiegogo, è stata una bella scommessa. Negli Stati Uniti con queste piattaforme di raccolta fondi fanno milioni di euro, noi abbiamo raccolto 1.200 euro ed è già un ottimo risultato. Il progetto ha vinto poi il bando di “Pugli(a) pedali” dell’assessorato alla Mobilità della Regione Puglia. E laddove non ci sono stati aiuti in termini di denaro, sono però giunti in termini di attrezzatura. Il pedalò per esempio è stato fornito in comodato d’uso da una ditta austro canadese”.
Ti hanno accompagnato e aiutato nei 15 giorni di pedalata parecchi ospiti, come sono stati scelti? Come ti sei trovato con loro?
“Abbiamo scelto due linee narrative: persone che raccontano la costa guardando al presente, al passato e al futuro e giovani pugliesi che si attivano in modo imprenditoriale per il territorio, la mobilità sostenibile. In tutto sono stati più di sessanta e in massima parte li abbiamo cercati su Internet. Io non sapevo chi avrei avuto come ospite, lo sceglieva il gruppo di Apulia Slow Coast a terra. Non sono un giornalista ma una persona curiosa, ho fatto piacevoli chiacchierate ma mai interviste. Le persone che sono salite sul pedalò mi hanno dato entusiasmo, ho trovato molto ottimismo. Nonostante fuori sentiamo sempre più giovani che si lamentano dell’attuale situazione economica, ci sono tanti ragazzi che hanno molto da dire e da dimostrare, sono stati propositivi e questo per me, che di natura sono scettico, è stato un bello sprone”.
La preparazione prima della partenza come è andata?
“Ho dovuto fare molti esercizi per la zavorra che avevo sulla pancia. Non sono una sportivo, tantomeno sono interessato alle competizioni sportive. Ma tra la pressione del viaggio e il gruppo che mi incitava ho fatto palestra da gennaio ad aprile, poi è arrivato il pedalò e ho cominciato ad allenarmi in acqua dalle 6.30 alle 9 del mattino, ogni giorno con a fianco una persona diversa”.
Ora che sei sceso a terra comincia la realizzazione del documentario…
“Non sarà un vero e proprio film ma una piattaforma web-doc, cioè un documentario multimediale. Per rendere il progetto più fruibile per le persone che così possono decidere il percorso narrativo che preferiscono, se per esempio l’aspetto naturalistico o quello architettonico o quello della sostenibilità del territorio. Abbiamo circa 1200 ore di girato, calcolando che avevo 5 o 6 persone a bordo al giorno, un’oretta ciascuno, poi tutti i momenti pre e post partenza. Ora stiamo iniziando la fase di post produzione e la promozione”.
Se dovessi tirare le somme di questi 15 giorni in pedalò, cosa ti ha colpito, cosa porterai con te.
“Della Puglia non conoscevo niente, sono campano e innamorato di questa regione, ma la conoscevo poco quindi ho scoperto la costa da vergine. Ho visto di tutto, dall’abusivismo agli albergoni in faccia al mare, dai parchi acquatici o i lidi a ridosso degli scavi archeologici, tutte cose che mi indignano. Ma anche gli splendidi trabucchi o città che dal mare prendono tutta un’altra fisionomia. Come Bari che da questa particolare prospettiva è bellissima. Oppure Brindisi che sembra lo skyline di New York, vedi i suoi altiforni e poi entri nel porto con il borgo dei pescatori e i tetti bassi, sembra un luogo senza tempo”.
Fonte foto: pagina Facebook Apulia Slow Coast
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