Attrezzi tipici della realtà contadina siciliana raccolti in un museo a Modica (RG), in cui è raccolta e raccontata la tradizione attraverso strumenti come il mulino ad acqua da cui si otteneva farina macinata a pietra. La location si trova proprio nelle antiche abitazioni ricavate nella roccia, tipiche di contadini e manovali.
Oltre al carretto tipico siciliano, nel sito di proprietà della famiglia Cerruti – nota per i mulini da cui tuttora vengono prodotte le farine macinate a pietra – troviamo la stanza del telaio, dove un esperto vi spiegherà come un tempo (fino alla prima metà del ‘900) venivano filate le lenzuola, per fare un esempio. È anche possibile vedere come i vestiti venivano lavati alle fonti o lungo i torrenti – ovvero con cenere e acqua – e poi sbattuti con delle pale per eliminare l’acqua sporca.
Inoltre, è presente una vasta quantità di attrezzi – in legno o ferro – destinati all’agricoltura e attrezzi di carpenteria. Tra i primi rientrano lo “scattio” (lo spaventapasseri fatto di canne, dotato di una ruota che quando girava faceva rumore) e il “canneddu”, una specie di guanto fatto di pezzi di canne, che servivano per mietere il grano insieme alla falce, in modo da riparare le dita dall’oggetto tagliente.
Poi c’è l’abitazione del mugnaio, con il camino, il contenitore per il grano fatto in legno intrecciato e la cesta più piccola per i cereali, di origine araba come altri utensili siciliani. Con le canne intrecciate si costruiva una specie di cassapanca, dove veniva messo il formaggio in modo da lasciarlo in un luogo aerato e non raggiungibile dai topi (se avessero rosicchiato le canne di bambù, si sarebbero tagliati la bocca).
La culla, invece, è appesa sopra il letto matrimoniale: il calore, infatti, saliva verso l’alto e il bambino rimaneva riparato. Se fosse caduto, si sarebbe ritrovato sul letto dei genitori senza farsi male. Ma oltre a questo c’è pure tutta l’attrezzatura per impastare il pane, una sorta di tavola, con sedia annessa, dove lavoravano le donne. Poi c’è il “camminarello” in legno per i bambini, che potevano girovagare nella casa senza pericoli.
Al piano inferiore c’è il mulino ad acqua e nella sala a fianco la stanza della molitura, che avveniva a freddo, dotata di un campanello che avvertiva il mugnaio di caricare il grano nella macina nel caso si fosse addormentato durante le 3 ore che servivano a tritare un sacco di cereali. La farina veniva venduta o usata come merce di scambio.
Il museo è aperto tutti i giorni. Per informazioni telefonare al numero: +39 0932 771048, o visitare il sito internet: http://www.cavallodispica.it
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