
Le Macalube di Aragona (fotocommunity.it)
Molti sognano di compiere un viaggio sulla luna e passeggiare tra i suoi crateri ma in pochi sanno che una fetta di superficie lunare è stata donata a noi terrestri: le Macalube di Aragona (Ag) sono delle suggestive sorgenti idroargillose che da molti secoli suscitano la curiosità e alimentano la fantasia popolare.
In tutta la superficie, qua e là, senza un ordine preciso, fuoriescono rivoli di fanghiglia argillosa che, pian piano, si depositano intorno formando piccoli coni di fango, che si ingrandiscono lentamente fino a quando la forza eruttiva non riesce più a mandar fuori il liquido dal sottosuolo; e allora il processo eruttivo ricomincia in un altro punto. La fanghiglia che esce dalla bocca dei coni e si riversa sulle falde somiglia alla lava di un vulcano. Nel complesso, il paesaggio – mutevole tetro e misterioso – conserva un forte fascino.
Come attestano alcune testimonianze, le macalube di Aragona sono in attività da quasi 2.500 anni ma non è esclusa la loro presenza anche in epoche più remote: le più antiche descrizioni dell’area, infatti, si devono a Platone, Aristotele, Diodoro Siculo e Plinio il Vecchio.

Le Macalube viste dall’alto (iloveagrigento.it)
Il fenomeno naturale è riconducibile alla presenza, nel sottosuolo, di un vastissimo bacino argilloso e di sostanze organiche – in prevalenza metano – localizzabili a 12 km di profondità: dalle loro trasformazioni derivano i gas che emergono in superficie, trascinando con sé la fanghiglia argillosa che, depositandosi lentamente, forma i coni di fango. La causa principale delle manifestazioni eruttive è quindi il processo chimico che, con la sua azione, genera masse di gas in profondità: una parte di essi riesce a incunearsi in piccoli interstizi e a uscire in superficie, mentre un’altra parte rimane bloccata e si accumula lentamente. Allorché la massa di gas accumulato diventa eccessiva, la sua forza dirompe causando le eruzioni.
In autunno, con le prime piogge, le alture sono coperte da un leggero manto verde, che in primavera si trasforma in un’esplosione di colori: le colline si vestono di fiori, dalla orchidee alle specie più comuni.
La primavera fa sì che si creino piccoli stagni, che favoriscono lo sviluppo della fauna (rettili e rapaci) e la riproduzione degli anfibi. La spettacolarità di queste manifestazioni naturali ha contribuito ad attribuirvi un valore magico-soprannaturale e ha ispirato numerose leggende.

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È ancora viva, nella popolazione aragonese, la credenza che nel luogo ove si trovano le macalube, un tempo lontanissimo vi fosse una città di nome Cartagine, seppellita in seguito a un capovolgimento della terra: Cartagine, la città sommersa, era un centro operoso dove la vita scorreva tranquilla finchè un giorno, durante una festa religiosa, scoppiò una violenta lite tra due opposte fazioni della popolazione. Un evento che suscitò l’ira di una divinità, la quale – per punizione – fece sprofondare tutto il paese nelle viscere della terra.
Sempre secondo la leggenda, ogni sette anni, a mezzanotte in punto, al centro della collinetta compare un gallo che si mette a cantare e, improvvisamente, riaffiora la piazza con il mercato, esattamente com’era prima di sprofondare. Chi si trova nelle vicinanze e senza timore riesce ad avventurarsi nel mercato, vedrà tramutato in oro tutto quello che comprerà. Ma non deve farsi prendere dalla paura né, nell’attraversare la piazza, voltarsi mai indietro; altrimenti tutto scomparirà. È sicuramente da non perdere la possibilità di assistere a uno spettacolo simile… e, immergendosi nella fantasia, si può realmente realizzare il sogno di amminare sulla luna.
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