Una task force d’urgenza per discutere della semina illegale di mais ogm: è stata convocata per oggi a Pordenone da oltre 30 associazioni ambientaliste, dagli Ecodem e da ricercatori e studiosi che difendono colture biologiche e Made in Italy. Da oltre due anni, infatti, in Friuli Venezia Giulia si porta avanti una battaglia per evitare la semina dei mais Mon 810, brevettato della Monsanto, multinazionale tristemente nota alle cronache attuali.
Quella fra Monsanto da un lato e associazioni ambientaliste, agricoltori friulani e giuliani, ricercatori e semplici cittadini dall’altro, è una lotta a cui guarda non solo l’Europa, ma il mondo intero: a settembre anche Vandana Shiva, fisica, economista e attivista dell’ecologia sociale, ha lanciato un appello alla politica, durante un incontro con le associazioni locali, per fermare la semina in atto nella Regione.
La Monsanto Company, multinazionale specializzata in biotecnologie agrarie con un fatturato da oltre 8,5 miliardi di dollari, ha avviato la produzione di sementi transgeniche da marzo 2005, dopo l’acquisizione della Seminis Inc, è anche il maggior produttore mondiale di sementi convenzionali.
Negli anni, la Monsanto ha intrapreso una vera e propria battaglia per avere una sorta di monopolio sulle sementi, grazie ai brevetti per l’utilizzo esclusivo e numerose cause legali intentate dalla multinazionale. A queste hanno risposto associazioni, attivisti e agricoltori di mezzo mondo, con lo scopo di evitare che si introduca un precedente per cui si possano “privatizzare” non solo varietà di sementi, ma anche di frutta e verdura.
In molti Paesi in via di Sviluppo e in alcuni Paesi Emergenti, la Monsanto ha sottratto non solo i terreni coltivabili migliori, ma anche la possibilità stessa di coltivarli, vietando l’uso delle sue sementi brevettate. Inoltre, è stata fortemente criticata anche la produzione e la vendita di un ormone sintetico per l’allevamento chiamato dall’azienda Posilac, ma conosciuto anche come Somatropina Bovina, che secondo numerose associazioni non sarebbe stato testato adeguatamente e provocherebbe danni alla salute del bestiame e dell’uomo.
Come se non bastasse, la multinazionale è legata anche ad eventi più scabrosi: la multinazionale fa parte del gruppo che produsse l’Agente Arancio, un desfoliante tossico per l’uomo, usato in Vietnam dagli americani durante la guerra, le cui conseguenze disastrose per la natura e soprattutto per gli esseri umani si ripercuotono sulla popolazione locale ancora oggi.
Approfittando di un vuoto legislativo e della lentezza del nostro sistema, la Monsanto è riuscita ad avviare la semina del mais ogm in Friuli: quando a giugno, l’eurodeputato Andrea Zanonato denunciò prima due e poi altri cinque terreni coltivati con il Mon 810, a Vivaro (Pordenone) e a Mereto di Tomba (Udine), Greenpeace era intervenuta per pressare il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, a prendere provvedimenti urgenti sulla questione.
Ma nonostante la firma sul decreto interministeriale che vieta la coltivazione del Mais Ogm Mon 810 e una mozione approvata con una maggioranza molto ampia, gli effetti della nuova presa di posizione ufficiale del nostro governo ancora non si vedono.
“E’ inspiegabile, come, nonostante il divieto e, soprattutto, valutate le circostanze scientifiche che supportano la richiesta delle misure di emergenza inoltrata alla Commissione europea – evidenzia la task force in un comunicato- non si sia preso, da parte delle Autorità regionali, alcun provvedimento cautelare per eliminare ogni rischio di compromissione dell’agrobiodiversità provocato dalle semine biotech”.
Lo scopo dell’incontro è fissare un calendario di iniziative e mobilitazioni sul territorio regionale, per richiamare l’attenzione sulla necessaria applicazione del decreto interministeriale e definire le azioni necessarie a liberare la regione dai residui delle varietà ogm.
Nel frattempo, Susanna Cenni, deputata Pd e portavoce degli Ecologisti democratici ha depositato una nuova interrogazione per sollecitare interventi volti ad evitare possibili contaminazioni delle produzioni agricole del Friuli Venezia Giulia.
“In Italia -ha spiegato Susanna Cenni- abbiamo un decreto interministeriale che vieta la coltivazione del mais Ogm Mon 810: occorre che quel decreto produca conseguenze ove la legge e il buon senso sono stati violati. Per questo, abbiamo chiesto al Governo un aggiornamento sugli atti che riguardano i campi coltivati con mais Mon810, un monitoraggio sui campi limitrofi, e sollecitato un ruolo forte del nostro Paese in sede europea per consentire strumenti normativi certi per quegli Stati membri che scelgono il divieto di coltivazione degli Ogm”
Fra le associazioni che hanno indetto la task force ci sono : Acli, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Aiab, Amica, Assoconsum, Campagna Amica, Cia, Città del Vino, Cna Alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, Fai, Federconsumatori, Federparchi, Firab, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Greenpeace, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Movimento difesa del cittadino, Slow Food, Unci, Vas, Wwf.
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