Il terremoto dell’11 dicembre 1693 deformò per sempre il volto e l’anima della Sicilia orientale. Distruzione, morti, feriti. Eppure, nonostante tutto, si passò dalla rovina allo splendore. Bastarono pochi anni per far rinascere città e paesi e questa opportunità fu affidata ad architetti e urbanisti per lo più siciliani, come Gagliardi, Vaccarini, Sinatra (giusto per citarne qualcuno), che riuscirono a ridare nuova vita a questa parte di Sicilia.
La ricostruzione non avvenne dal nulla ma sulla base di quello che era rimasto in piedi e della possibilità di restaurare architetture lesionate o crollate solo in parte, quantomeno nella prima fase, tra la fine del Seicento e il primo decennio del Settecento. Nel Settecento si decise di attuare nuovi e ambiziosi progetti, pensati per quelle città che avevano subito una notevole espansione economica e una forte espansione edilizia tra Cinquecento e Seicento .
Tutto ciò che fu costruito, a distanza di secoli (nel 2002) è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO, insieme a tutti quei siti che da un punto di vista culturale o naturale, proprio per le loro particolarità, sono di eccezionale importanza a livello mondiale. La provincia di Ragusa annovera, tra le città che figurano nel World Heritage List, il capoluogo, insieme a Modica e Scicli: le cosiddette tre perle del Barocco ragusano, creatrici di affascinanti panorami.
Per osservare bene Scicli, vi consigliamo di raggiungere il colle san Matteo: da lì si nota la morfologia della città, che si estende su tre valli erose da corsi d’acqua di tipo torrentizio. Il celebre scrittore Elio Vittorini, nel suo libro “Le città del mondo”, definisce Scicli come, forse, la città più bella al mondo, caratterizzata da uno scenario architettonico e naturale che incanta tutti e cinque sensi. Ma Scicli è soprattutto Via Francesco Mormino Penna, esempio di rara bellezza, addobbata da magnifici palazzi nobiliari settecenteschi (Palazzo Spadaro, Palazzo Bonelli, Palazzo Conti, Palazzo Veneziano-Sgarlata, Palazzo Papaleo, Palazzo Carpentieri e Palazzo di Città) e monumenti ecclesiastici, tutti costruiti con la tipica pietra dorata. Qui Barocco e stili successivi si fondono armoniosamente.
Sono quattro i monumenti cittadini inseriti nella lista UNESCO, tre di essi in Via Mormino Penna: la Chiesa di San Giovanni Evangelista, la Chiesa di San Michele Arcangelo e la Chiesa di Santa Teresa. La quarta è Palazzo Beneventano, il quale sviluppa il suo prospetto tardobarocco in lunghezza, assecondando l’andamento curvilineo che la strada assume in questo tratto e mantenendo perpendicolare al portone la scalinata interna. La facciata presenta otto balconi con inferriate convesse in ferro battuto, particolari modanature Rococò a motivi geometrici e floreali. Questa particolarità delle inferriate è dovuta ad un’esigenza di ergonomicità: facilitare le dame che si affacciavano dai balconi con gli abiti sontuosi dell’epoca.
Infine c’è Modica, che si può ammirare con un solo sguardo dalla terrazza belvedere di San Benedetto da Norcia, da cui si può godere una spettacolare vista, che rivela uno a uno i monumenti più significativi. Fra i siti UNESCO, ricordiamo le chiese del Carmine, di Santa Maria di Betlemme, della Madonna delle Grazie, di San Domenico; il Convento dei Padri Mercedari, quello dei Padri Domenicani e il Duomo di San Pietro. Ma il vero simbolo del Barocco è la Chiesa di San Giorgio, che con la sua scalinata di duecentocinquanta scalini – che, dal corso, giungono alla torre – conquista sempre tutti.
* Dormire slow in Sicilia:
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