La pesca intensiva e indiscriminata è una delle maggiori cause dell’impoverimento dei nostri oceani e della distruzione della biodiversità marina. Da diversi anni, l’allarme risuona per il tonno, in particolare per il tonno rosso: una specie particolarmente prelibata, che attualmente è a rischio di estinzione. L’industria della pesca, infrangendo le regole sovranazionali e i limiti del buon senso, ha creato danni ingenti ai nostri mari: non solo il tonno, ma anche salmoni, branzini, sogliole, merluzzi, alici e sardine, sono ormai specie a rischio.
Eppure una pesca sostenibile, che non danneggi i mari né i piccoli pescatori, è possibile: lo dimostra Greenpeace, con la campagna Tonni in trappola, grazie alla quale alcune aziende italiane hanno iniziato a distribuire tonno striato pescato a canna. Una valida alternativa alla pesca del tonno rosso, con un impatto ambientale minimo, che da lavoro a migliaia di pescatori ed evita che i grandi pescherecci traggano il massimo profitto dai nostri mari, noncuranti dei danni che possono causare.
Se le grandi industrie della pesca e le loro associazioni di categoria affermano da anni che il tonno rosso non è a rischio, i dati pubblicati dall’International Scientific Committee for Tuna and Tuna-Like Species in the North Pacific Ocean le smentiscono: secondo le analisi della commissione per lo studio della specie nel Pacifico settentrionale, istituito da Stati Uniti e Giappone, la popolazione del tonno rosso è diminuita del 96,4% negli ultimi 50 anni, passando da 180 mila tonnellate del 1960, a meno di 20 mila del 2010.
La pesca intensiva non tiene conto dei periodi di riproduzione, né dell’età degli esemplari: in questo modo vengono compromesse riproduzione e future generazioni. Inoltre, spesso è portata avanti con reti illegali –troppo lunghe o con maglie troppo fitte- che, oltre a catturare specie non servibili, distruggono fondali e flora sottomarina. Secondo gli studi della commissione sono in particolare i pescherecci nipponici, seguiti dai messicani, a creare i maggiori danni.
Per rispondere all’emergenza, la soluzione è unica: tornare alle tradizioni. Ed è proprio questo che sta facendo Greenpeace: spingere le aziende a pescare in modo diverso, servendo ai propri clienti prodotti dotati “coscienza sostenibile”. Sul sito di Greenpeace è possibile vedere una lista: chi ha deciso di aderire, chi continua a rimanere sulla soglia, chi invece non vuole cambiare abitudini.
Fiore all’occhiello della campagna sono le Ricette Salva Tonno, realizzate in collaborazione con lo chef romano Angelo Troiani: ricette estive facili da preparare e veloci, per dimostrare come il tonnetto striato sia buono e nutriente tanto quanto i suoi cugini a rischio. Lo chef ha spiegato:
“Sono da sempre attento al pesce che impiego in cucina. Per esempio ho deciso di eliminare completamente dal menù del mio ristorante il tonno rosso, risorsa sull’orlo del collasso a causa di anni di pesca eccessiva. Ecco perché ho aderito subito all’invito di Greenpeace di far conoscere prodotti sostenibili, esempi di tonno in scatola che oltre a essere gustoso non contribuisce alla distruzione del mare. Se svuotiamo il mare di pesci, dovremo rinunciare anche a molti piaceri per il palato!”
Dalle polpette di melanzane e tonno su pesto al limone alla seppia ripiena di tonno e profumi mediterranei, dall’insalata mista tonno e frutta alle uova sode ripiene con erba cipollina, tonno e bambu: sul sito di Greenpeace ce n’è per tutti i gusti. Adesso la palla passa ai consumatori, che devono decidere se lanciare uno sguardo critico sulla salute dei nostri mari, o continuare nelle vecchie abitudini.
La ricetta delle polpette di melanzane e tonno su pesto al limone creata dallo chef Angelo Troiani:
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