In Italia si riversano ogni anno milioni di turisti provenienti da tutto il mondo per visitare le bellezze del paese, dai i musei ai monumenti, fino alle città e alle nostre ancor più belle spiagge. Al turismo internazionale si aggiunge quello nostrano specialmente nei mesi estivi di luglio e agosto, quando i bagnanti danno gas alle auto per raggiungere le mete più ambite. Siamo pronti ad accoglierli armonizzando qualità dei servizi e rispetto del territorio? Il turismo sostenibile è da considerarsi ancora una meta lontana? Proviamo a rispondere.
Non di rado i turisti stranieri lamentano scarsa informazione e attenzione nei confronti del territorio e dell’ambiente, così, può capitare di incontrare un gruppo di svedesi indignati per l’inquinamento delle acque del litorale laziale, come una coppia di americani spaesati, appena approdati a Porto Torres (Sardegna) che cercano invano uno sportello turistico in grado di fornirgli notizie sui siti da visitare e piccole preziose curiosità sulla terra in cui si trovano, gli stessi che poco prima in una trattoria hanno ordinato “spaghetti alla bolognese” anziché porcetto, per intenderci. Eppure siamo ancora noti a livello mondiale per l’ottima cucina, per i paesaggi da sogno e per i siti culturali da visitare. Fatta eccezione per le grandi città (Milano, Firenze, Roma, Napoli e Venezia) l’inestimabile ricchezza che l’Italia può offrire non viene valorizzata, e anzi, diventa oggetto di uno sviluppo inadeguato e insostenibile, fatto di cemento, strutture ricettive che spezzano in modo indecente il paesaggio e di vuoto informativo per tutto quello che riguarda l’identità locale. Le piccole aziende agricole e le gestioni familiari che meglio sanno offrire la genuinità dei prodotti scompaiono all’ombra di grandi strutture, mentre alla sponsorizzazione di percorsi naturalistici e di esperienze a diretto contatto con la natura viene sostituito l’appoggio ad iniziative private storicamente radicate nel luogo e che nulla riescono ad apportare in quanto ad educazione ambientale.
Dell’eco-turismo, meglio conosciuto come “turismo sostenibile” il W.T.O. (World Tourism Organization) ha dato una precisa definizione, descrivendolo come “quel turismo che soddisfa i bisogni dei turisti e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro, è un turismo rispettoso dell’integrità culturale, dei processi biologici essenziali, della diversità biologica e delle condizioni di base per la vita”.
Sulla base di un concetto così definito, possiamo affermare che in quanto a soddisfazione media dei bisogni del turista non ci si può lamentare – e ciò è dovuto sia all’effettiva bellezza di cui il nostro paese gode, sia all’italianità, intesa come modo di essere e di accogliere i visitatori – mentre dal punto di vista della valorizzazione dei luoghi e del supporto alle popolazioni locali attive nell’impresa turistica lasciamo ancora a desiderare. Gli operatori economici esperti del settore, si adoperano ad offrire una molteplicità di servizi che si sovrappongono generando una concorrenza spietata e scarsa attenzione nei confronti degli habitat. Se è vero che il bel paese, oltre ad essere culla di storia di arte e cultura, è noto a livello internazionale per la natura che esplode dalle coste all’ entroterra e che costituisce un’incredibile risorsa per l’economia nazionale e locale è proprio nel rispetto e nella tutela dei luoghi che l’impresa turistica deve investire per assicurare che il territorio sia salvaguardato ed apprezzato nella sua integrità originaria.
Negli ultimi anni però, grazie ad alcuni operatori attenti, ad associazioni ambientaliste, e agli stessi turisti educati alla sostenibilità, nascono in tutta la penisola strutture e servizi eco-turistici orientati ad invertire la tendenza.
La mia esperienza personale nell’ambito dell’eco-turismo, mi ha portato ad Alghero, ridente porto turistico sulla costa ovest della Sardegna, dove dopo affannose ricerche, sono riuscita a contattare per una breve intervista al vice presidente dell’Associazione Mare-Terra Onlus, Fabio Ronchetti:
Come è nata l’Associazione MareTerra e con quali obiettivi?
L’associazione MareTerra nasce parallelamente ad una nuova iniziativa imprenditoriale, quella di “Progetto Natura” finanziata grazie al POR FSE 2007-2013 Regione Sardegna con il concorso di idee “Europeando Nuovi Imprenditori” ; la nostra Associazione si occupa di valorizzare le risorse naturalistiche locali il territorio e le tradizioni con particolare attenzione al rispetto dell’habitat marino. “Progetto Natura” realizza ad Alghero attività eco-turistiche che permettono ai visitatori di vivere intensamente il mare nel rispetto dell’ambiente, partecipando ad uscite per l’osservazione dei delfini costieri (tursiopi) sotto la guida di biologi esperti e a percorsi naturalistici costieri a bordo dell’imbarcazione Aria. Progetto Natura funge dunque da piattaforma opportunistica per MareTerra Onlus, che si prefigge la finalità della tutela e della conservazione dell’ambiente, in particolare dedicandosi alla salvaguardia delle specie marine raccogliendo dati scientifici proprio durante le attività svolte con i turisti a bordo dell’Aria.
Quali sono le iniziative più recenti del vostro progetto?
Sono quelle di Progetto Natura, di cui le ho parlato poco fà e che sono ancora in fase di implementazione. C’è anche un’altra iniziativa imprenditoriale, portata avanti da Gabriella La Manna, presidentessa di MareTerra Onlus, si tratta di “NaturAlghero”. Come potrà intuire da un lato c’è Progetto Natura per l’ambiente marino, dall’altro NaturAlghero per trasmettere l’amore e la bellezza del territorio sardo, i suoi riti e tradizioni, in modo da ricoprire tutti gli aspetti che un’eco turista può voler ricercare in questa terra meravigliosa.
Il traffico di natanti (motoscafi, gommoni etc etc,) può nuocere all’ambiente marino e più in generale alle acque?
Sicuramente questa è un’area in cui in traffico marittimo sotto costa può divenire intenso soprattutto nel periodo estivo, dove dobbiamo impegnarci maggiormente per avvistare i delfini rispetto agli altri mesi dell’anno. Lo sfrecciare di motoscafi oltre a determinare il rischio di eventuali collisioni con i delfini – evento traumatico che può portare nel migliore dei casi alla lesione della pinna dorsale – spaventa gli animali: i gruppi che hanno al loro interno dei piccoli nel periodo delle nascite, tendono a essere più schivi. Ma il problema è un’altro. In Italia è possibile affittare veicoli a motore di piccola cilindrata anche senza patente nautica, e senza avere alcuna conoscenza delle regole della navigazione e della tutela degli animali. Accade così che persone senza nozioni possono compiere errori per sè stessi e per l’ambiente marino. Esiste un protocollo di comportamento, che dovrebbe essere esposto alla visione dei turisti affinché conoscano tali regole, ma non è ancora prassi esporlo, almeno qui in Italia. Ad esempio nelle isole Azzorre, dove l’ecoturismo legato all’avvistamento di cetacei è ben regolamentato e valorizzato, esistono cartelli in più lingue, utili all’educazione del turista in presenza di cetacei, una sorta di “Decalogo del Buon Turista”. Un altro problema riguarda l’inquinamento acustico in mare: se lei fosse un delfino, il rumore prodotto dai motori delle imbarcazioni interferirebbe con la sua capacità di comunicazione, come accade in discoteca insomma. Il risultato è il degrado dell’habitat che può costringere gli animali ad abbandonare l’area. In realtà invece, riguardo all’inquinamento delle acque non rileviamo problemi. Alghero è la porta del Maestrale: se anche vi fossero tracce di sostanze inquinanti, le correnti e i venti consentirebbero una rapida dispersione e diluizione di queste.
Turismo sostenibile: come và educato il turista sia italiano che straniero?
Mi sta facendo la domanda da un milione di dollari, ne potremmo parlare settimane! Io credo nell’educazione dei turisti ma bisogna partire dalle nuove generazioni. MareTerra e Progetto Natura stanno cercando di intervenire nei programmi didattici delle scuole, che non sono insensibili a queste tematiche. Abbiamo coinvolto una scolaresca di Livorno in una settimana di attività eco-turistiche e abbiamo riscontrato molta partecipazione da parte dei ragazzi e degli stessi insegnanti.
Questo mi pare valga per i giovani turisti. Risulta più difficile educare gli adulti?
Il gap generazionale è molto forte, ci sono abitudini di vita molto difficili da modificare. Ho visto buttare cicche di sigaretta per terra o in spiaggia anche a persone molto attente all’ambiente, si tratta di gestualità inconscie difficili da abbandonare, ma che con la buona volontà si possono tranquillamente modificare. Alle nostre attività partecipano già degli eco-turisti adulti, ma per le nostre finalità è preferibile che ad avvicinarsi spontaneamente sia il turista medio, che al termine dell’esperienza diventa un’eco-turista….Vuole mettere la soddisfazione?
Alghero nel suo piccolo si presta a essere eletta capoluogo del turismo sostenibile. Oltre alle associazioni che a diverso titolo si muovono sul territorio non mancano le iniziative private che contribuiscono a migliorare l’efficenza energetica e la qualità dell’aria. Avete presente i vari trenini e bus che fanno fare un giro turistico completo della città? Ad Alghero è nato “Corallino”, un mezzo elettrico che vi attende al porto e che permette di visitare gli scorci più belli della cittadina ad emissioni zero, ma non solo. Gipsy, uno dei tanti cavalli utilizzati per trainare le famose botticelle non si stancherà più, visto che sono state create delle apposite carrozze elettriche brevettate che permettono all’animale di “accompagnare” i gruppi di turisti anziché tirare a fatica anche in salita.
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