Non capita tutti i giorni di conoscere il Segretario dell’Accademia della Cucina di Bologna e di ricevere un invito particolare. Si tratta di una “disfida culinaria”. Penso proprio di aderire all’invito dell’Avv. Giordani e di partecipare il 9 LUGLIO 2016 ORE 20,00 al RISTORANTE CA’ NORI di CERVIA per la ‘DISFIDA’ TRA LA PIADINA ROMAGNOLA E LA CRESCENTINA BOLOGNESE.
La crescentina bolognese potremmo definirla una ‘pasta fritta’ di colore dorato, vuota all’interno. La sua storia è antica, probabilmente risale ai Longobardi che conquistarono l’Emilia dopo la caduta di Roma; essi utilizzavano lo strutto che, con buona pace degli amanti delle diete e dei cibi ‘leggeri’, è molto indicato per la preparazione della crescentina.
L’impasto, la cui ricetta è patrimonio di ogni ‘crescentinaro’ o ‘crescentinara’ viene tirato con il mattarello, tagliato a losanghe piccole e fritto. In altre province come Modena, Piacenza o Reggio Emilia, la si chiama gnocco fritto, pizza fritta o torta fritta. Gli ingredienti sono:
500 grammi di farina 0, 50 grammi di strutto, 1 cucchiaino di bicarbonato, 10 grammi di sale fino (magari di Cervia) e latte tiepido q.b.; altre ricette prevedono l’addizione di acqua gasata o tolgono il bicarbonato sostituendolo con il lievito per torte salate.
Le crescentine bolognesi oggetto di disfida saranno realizzate da una “bolognese DOC” da poco trasferitasi a Riccione dove coniuga l’emiliana con quella romagnola, e cioè Novella Simoncini (LE CRESCENTINE DI NOVELLA, viale San Martino, 54 – Riccione).
E veniamo ora alla piadina romagnola. Risale agli antichi romani!La prima testimonianza scritta è dell’anno 1371: nella ‘Descriptio Romandiolae’ il Cardinal Legato De Grimoard descrive la ricetta: “Si fa con farina di grano intrisa d’acqua e condita con sale, si può impastare anche con il latte e condire con un po’ di strutto”.
I progenitori della piadina possono essere anche nella focaccia a base di farina di ghianda ed altre farine povere usate anticamente nel Montefeltro. Con il Regolamento 1174 del 24 ottobre 2014 pubblicato il 4/11/14 sulla Gazzetta Ufficiale della U.E. la piadina romagnola è stata registrata come IGP.
Come tutti noi sappiamo, la piadina viene confezionata artigianalmente negli innumerevoli chioschi sparsi in tutta la Romagna da Ravenna a Riccione e nell’interno, nei quali viene cotta su una piastra di metallo arroventata: è “il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli” (Giovanni Pascoli).
Vi aspetto presso il ristorante Cà Nori, via Bollana, 2, Cervia (sulla strada che dall’incrocio con l’Adriatica subito dopo Pinarella, porta a Cesena; per chi viene da Cervia, dopo 2 km circa sulla destra c’è il ristorante, per chi viene dal casello di Cesena, 2 km prima dell’incrocio con l’Adriatica, sulla sinistra, c’è il ristorante con ampio parcheggio).
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