I pomodori, in Sicilia, per essere essiccati impiegano 48 ore o 24 ore se sono Pachino. Lo sa bene Giorgio Agosta, presidente diAgriblea. L’azienda è stata fondata da lui 25 anni fa, dopo la decisione di cambiare lavoro e stare a contatto con la natura.
I pomodori sono coltivati nell’azienda e solo in parte vengono acquistati. Provengono da agricoltura biologica, sono conservati senza additivi chimici e certificati vegan appositamente per i vegani e i crudisti. In dialetto, vengono chiamati “Ciappa ri pummaroru”.
Una volta raccolti, vengono lavati, tagliati a metà, messi sopra a delle griglie, salati e stesi al sole. Restano all’esterno dalle 24 alle 48 ore, poi vengono messi sotto vuoto o sott’olio o tritati in crema per mantenere la fragranza e le proprietà nutritive del pomodoro siciliano (il sole, infatti, aiuta a sviluppare maggiori quantità del benefico licopene) ed esportati.
Da maggio ad agosto la collina dove si trova l’azienda diventa rossa, per ben 20 ettari di estensione. Da lontano pare un enorme appezzamento di papaveri, quando invece si tratta di gustosissimi pomodori, ottimi da soli, con il pane, la pasta, conditi con aglio, olio, basilico, origano o in crema con i formaggi… Insomma, sono perfetti per ogni utilizzo culinario, magari abbinati ad un buon vino bianco siciliano come il Syrah.
La ditta Agriblea si trova a 2 km da Ispica (RG), nella Val di Noto, a circa 150 metri di altitudine. Il consiglio di Giorgio, detto Gino, è quello di farli rinvenire in acqua calda per 2 minuti prima di mangiarli (per quanto riguarda quelli sottovuoto), in modo da gustarli ancora meglio.
I batteri su questi pomodori non si creano quando stanno all’esterno, dato che il sale e l’acido dell’ortaggio ( con un Ph inferiore a 4) creano una barriera contro i microbi.
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