La moda è un fenomeno complesso in cui confluiscono stoffe, stilisti e business, ma anche modi di vivere, di pensare, di rappresentare sé stessi. Helene Blignaut, antopologa della moda scrittrice e saggista sudafricana da anni residente in Italia, esperta di branding, analisi dei trend e comunicazione orientata al marketing, ne ha parlato al convegno su moda e turismo sostenibile organizzato dall’Associazione Slow Tourism lo scorso 10 maggio.
“Cominciamo col dire che ovunque ci sia un uomo c’è un “pezzo di stoffa”. Fin da prima della nostra nascita iniziamo a essere vestiti: pensiamo al corredo che si prepara nell’attesa del parto. Quanto tempo siamo nudi nell’arco della nostra vita? Poco. Siamo “condannati” a essere vestiti, e non di certo per ripararci dal caldo o dal freddo. Quello avveniva solamente ai tempi degli uomini delle caverne, che già però usavano dei preconcetti sociali vestendosi: il capofamiglia che andava a cacciare, per esempio, era portato in gran conto e mostrava il suo potere tramite il vestiario. Così come il re: se non viene vestito da re, nessuno lo riconosce”.
Nell’abbigliamento si ritrova anche lo status sociale che differenzia i ruoli: pensiamo ai militari, ai dottori. Come è cambiata la moda con l’evolversi dei tempi?
“La Moda è un’”Elite di Massa”, un’”elite accessibile”: tutti hanno diritto a far parte di un sogno. Con il passare del tempo la moda si è sempre più connotata rispetto alla società. Oggi la moda è bandiera (ex. Mao Tse-tung), manifesto (ex. Eskimo), ma anche un notiziario (negli abiti, nelle scritte degli abiti si può leggere cosa sta succedendo nella società e dove la società stessa sta andando)”.
Passiamo al tema del convegno e cioè come collegare la moda a un territorio. E’ possibile?
“Per prima cosa bisogna operare la distinzione tra luogo e non luogo. I “non luoghi” sono le stazioni, gli aeroporti, i centri commerciali e anche le vie del lusso (New York, Parigi, Tokio, Londra) dove le vetrine dei negozi dei grandi stilisti sono tutte uguali. I “non luoghi” sono spersonalizzati e spersonalizzanti. I “luoghi” invece non devono essere solo delle destinazioni; i “luoghi” devono rappresentare la prima tappa e l’inizio del viaggio. L’Italia, ma in generale l’area mediterranea colta, è piena di “luoghi” che vanno vissuti “slow”, che non vuol dire in maniera lenta, ma a misura d’uomo in modo calmo e riflessivo. Si deve però sempre fare attenzione, perché anche il luogo magnificamente connotato rischia di diventare un “non luogo” se non tutelato e valorizzato come luogo. La moda – non intesa come fashion e moda da passerella, e non come abito contenitore del corpo, ma intesa come “style”, diventa modo di essere, modo di esistere e quindi anche modo di ispirarsi al territorio che ha tutti quei valori del “luogo”.
Se ci pensiamo, l’ambiente e il territorio dove viviamo già influenza ampliamente il nostro modo di essere e di pensare. In Giappone, per esempio, è tutto rotondo ed è tutto morbido. La morfologia del luogo influenza il paesaggio e il paesaggio ha influenzato il segno – artisticamente parlando –, così che le forme diventano artisticamente corrette. Se le borse create dalla stilista Beatrice Mezzetti rappresentano la giusta metafora del territorio, di certo arriveranno”.
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