Chi non conosce Aci Trezza, comune del Catanese dagli afflati mitologici? Basti pensare ai faraglioni dei Ciclopi, che già nel nome si presentano come eredi di una Storia che va avanti da millenni, sulla Terra e nell’immaginazione.
Le origini di Aci Trezza risalgono alla fine del XVII secolo: fu Stefano Riggio dell’Etna a dargli vita, per farne uno scalo marittimo del suo principato (che comprendeva Aci Sant’Antonio, Aci San Filippo e Valverde). Il paese divenne presto sede di magazzini per la conservazione di alimenti come l’olio, il vino e i formaggi ma destinato anche al ferro: derrate che venivano depositate qui, in attesa di essere portate nell’entroterra o fuori dalla Sicilia.
Nel 1812, finita l’epoca dei feudi, il paese venne separato da Aci Sant’Antonio e accorpato ad Aci Castello, di cui ancora oggi fa parte. La sua particolarità consiste nella presenza di sette tra faraglioni e isolotti in pietra lavica, che formano le cosiddette Isole dei Ciclopi, divenute oggi suo simbolo.
Due le riserve naturali, una a proteggere la zona terrestre e l’altra quella marina: “Isola di Lachea e Faraglioni dei Ciclopi” e “Isole Ciclopi”. Il mito racconta che l’arcipelago sorse dall’ira di Polifemo, il quale – accecato da Ulisse – scagliò contro di lui immensi massi. Ricordate l’Isola delle Capre? Ebbene, non è altro che l’Isola Lachea, ricco habitat di piante autoctone. Non solo: qui sono anche presenti il ragno endemico di Sicilia e l’Urozelotes mysticus (un altro tipo di ragno), che si trovano solo in questa zona di Sicilia.
Ma le specie uniche o rare non finiscono qui: tra il mare, il cielo e le rocce, si possono trovare anche la “Podarcis sicula ciclopica” (un tipo di lucertola) e uccelli come la ballerina gialla, la passera sarda, la gazza, il cormorano, il gabbiano reale e il falco pellegrino. L’Isola Lachea è infatti luogo di studi di aspiranti biologi o veterani nel campo.
Per non parlare dei reperti storici: a fine Ottocento, venne rinvenuta un’ascia preistorica mentre all’inizio del XX secolo furono scoperte due tombe risalenti all’età del Bronzo, oltre a testimonianze di epoca greco-romana.
Un altro luogo splendido è la Grotta del Monaco, chiamata così perché sulla parete sembra di rinvenire la sagoma di un monaco in preghiera. La riserva “Isole Ciclopi” protegge invece il tratto di mare che va da Capo Mulini a Punta Aguzza. Anche al suo interno, si possono trovare molteplici esempi di flora locale, come la Posidonia oceanica.
Ricordiamo inoltre che qui vennero ambientati il celeberrimo romanzo di Giovanni Verga, “I Malavoglia”, e “La Terra Trema”, capolavoro di Luchino Visconti.
Ma perché il nome Aci Trezza? Come tutti i comuni e le frazioni precedute da “Aci”, si può risalire alla leggenda greca del fiume Akis: secondo Ovidio, Aci era un bellissimo giovane, il quale si innamorò della ninfa Galatea. Venne ucciso da Polifemo, innamorato anch’egli della fanciulla, e il suo sangue fu trasformato grazie a Poseidone in un corso d’acqua: il fiume Aci, appunto, che però scomparve in seguito all’eruzione vulcanica del 1169.
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