Il mercato del biologico è in continua espansione: nel solo 2012, in Italia, ha registrato un aumento record dei consumi, pari al 7,3%. Un giro d’affari da 3 miliardi annui secondo Coldiretti, che pone il nostro Paese al quarto posto in Europa dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale.
Ma se da un lato lo sviluppo di questo settore alimentare denota una presa di coscienza da parte dei consumatori, d’altra parte un giro d’affari così succulento attira sempre di più truffatori e contraffattori. Secondo i dati Ismea, infatti, quasi un italiano su due, il 46%, mette nel carrello della spesa prodotti contraffatti, senza averne alcuna coscienza.
Secondo i dati diffusi dalla Guardia di Finanza, in Italia ogni anno ci sarebbero oltre un milione di truffe su prodotti presunti biologici, altrimenti fabbricati con scarsi standard, con l’uso di pesticidi e additivi tossici. Nel solo 2013, il Nucleo Antifrode dei Carabinieri ha sequestrato sul nostro territorio oltre 77 mila prodotti agroalimentari, certificando l’esistenza di due milioni di finte etichette e confezioni ingannevoli.
Le effrazioni possono essere messe in atto in molti modi: a partire dal metodo di coltivazione o di allevamento dei bestiami. Secondo i dati del rapporto Coldiretti-Eurispes sulle Agromafie, nei primi nove mesi del 2013 sono stati sequestrati beni e prodotti per un valore di 335,5 milioni di euro. In particolare, erano prodotti base dell’alimentazione come la carne nel 24% dei casi, farine pane e pasta nel 16%, latte e derivati nel 9% dei casi, vino ed alcolici nell’8,5%.
In quasi un caso su tre, fra quelli analizzati, sono stati trovate irregolarità: non solo in campi e allevamenti, ma anche nei ristoranti, dove nel 20% dei casi si usano prodotti scadenti e non conformi alle più elementari regole sanitarie, pur di risparmiare sulla produzione.
Etichette finte. Il metodo più diffuso per perpetrare truffe alimentari è quello della contraffazione delle etichette. L’ultimo caso è avvenuto a Roma, dove i Carabinieri hanno sequestrato 2 mila confezioni di finti prodotti bio: dalle salse alla pasta, dalle tisane ai biscotti, fino agli integratori alimentari.
La confusione sulle etichette aiuta i truffatori: marchi IGP, DOP,STG possono essere stampati e applicati su confezioni che nulla hanno a che fare con quei criteri produttivi, senza incappare in controlli di sorta. La tracciabilità non esiste. Per alcuni prodotti è più facile che per altri: l’origine delle uova, ad esempio, crea perplessità fra le varie categorie A,B,C e D, cosa di cui si approfittano i contraffattori. Ma anche il pesce è un alimento facile da alterare, dal momento che non esiste nessun obbligo di indicare la provenienza dei prodotti: l’ultima truffa è stata scoperta dai Nas di Salerno, che hanno sequestrato 32 tonnellate di confezioni di sgombro al naturale infestato da parassiti, confezionato in Marocco ed etichettato come se fosse italiano.
L’olio extravergine d’oliva è uno dei prodotti più diffusi all’estero, anche qui la contraffazione è sempre più diffusa: l’ultimo caso è avvenuto a Trani, dove l’olio pugliese extravergine e biologico era in realtà una miscela di oli, fra cui anche il lampante, un olio un tempo usato per le lampadine.
Scarsa qualità con packaging accattivante. Non è solo la finta etichetta a ingannare i consumatori: spesso la truffa è più sottile. In molti casi, infatti, sono il packaging accattivante e gli slogan legati al prodotto ad essere completamente falsi: nei casi più leggeri le millantate caratteristiche semplicemente non esistono, nei più gravi non sono osservate norme sanitarie o vengono usati prodotti ogm e agenti chimici.
Prodotti tossici. Il lato più oscuro del mercato nero del cibo, infatto, è quello che riguarda l’uso di pesticidi, sostanze tossiche o prodotti ogm che nel settore dell0agricoltura biologica sono assolutamente vietati. Il caso Green war, operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Pesaro e dall’Ispettorato repressione frodi del ministero delle Politiche agricole lo scorso giugno, ne è un esempio lampante.
In varie aziende biologiche di Cremona, Brescia e Pesaro, sono state sequestrate 800 tonnellate di semi di soia provenienti dall’India e 340 tonnellate di panello e olio di colza turchi, contaminati dal clormequat, cloruro di cloro colina, un pesticida altamente tossico e vietato in Europa, che può provocare nausea, vomito e mal di testa. Già nei mesi precedenti erano stati sequestrati 1.500 tonnellate di mais ucraino e 76 tonnellate di soia indiana, prodotti allo stesso modo. I semi erano destinati ai mangimifici, mentre l’olio di colza, che già di per sé è un alimento che provoca vari problemi alla salute umana, sarebbe arrivato sulle nostre tavole in modo diretto. Non solo prodotti “non bio”, ma neanche lontanamente commestibili.
Il Made in Italy all’estero. Un altro settore molto proficuo per le truffe alimentari è il commercio di falsi prodotti italiani all’estero: qui la fantasia va addirittura oltre, approfittando della scarsa conoscenza del nostro modo di produrre cibo. Qualche tempo fa, infatti, i Nuclei Antifrodi Carabinieri del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dopo varie denuncie da parte di imprenditori agricoli, hanno scoperto dei kit che promettevano di trasformare normali formaggi in formaggi italiani tipici in meno di mezz’ora per la mozzarella, in meno di due mesi per il resto dei formaggi, dal pecorino alla ricotta, passando per il parmigiano. I kit erano venduti negli States, in Australia e in Gran Bretagna. Ma non solo formaggio: molto diffusi nel mondo sono anche i wine kit.
Truffe sui finanziamenti. Altro metodo molto efficace è accreditarsi come azienda biologica per ricevere i finanziamenti messi a disposizione dalle istituzioni comunitarie: in alcuni casi la produzione corrisponde agli standard biologici, in altri non c’è neanche traccia di produzione. E’ di giugno, ad esempio, il caso delle false fatture e false certificazioni bio scoperte dalla Guardia di Finanza di Cagliari, un giro d’affari per un valore di oltre 153 milioni di euro e un sequestri di 100 mila tonnellate di prodotti.
La risposta del settore. A tutto ciò risponde FederBio, che riunisce i produttori italiani, che difende il comparto e la validità dei controlli:
“I controlli specifici esercitati da questi organismi non si sostituiscono, bensì si aggiungono a quelli standard delle diverse autorità di vigilanza: il settore biologico è in assoluto quello sottoposto a più controlli dell’intero comparto agro-alimentare europeo e italiano”
Secondo FederBio, inoltre, la gran parte dei casi scoperti, sono stati segnalati dalle strutture di controllo, di cui fanno parte anche le aziende: ma, in Italia, tali organismi non hanno autorità giudiziaria, ma hanno solo il potere di segnalare le effrazioni. Anche in questo caso, FederBio sottolinea come la struttura dei controlli sia efficiente e posso garantire una sorta di “auto espulsione” dei truffatori.
“Se le forze dell’ordine sequestrano un prodotto su indicazione dell’autorità informata di irregolarità dagli organismi di controllo- si legge nella lettera di FederBio- non si può certo accusare questi ultimi di omissioni: hanno svolto, ed egregiamente, parrebbe di poter dire, il compito loro attribuito dall’ordinamento europeo”
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